"fratelli":..che parola !
- giuseppeaurea
- 21 lug 2017
- Tempo di lettura: 4 min
Scusateci.
Penso sia la prima parola che devo dire.

Lasciare troppo silenzio é una colpa !
Specialmente quando scegliamo di essere voce di chi non ha voce; in questo caso l’Africa.
Specialmente quando sono già troppi quelli che tacciono, mentre dovrebbero parlare.
Specialmente quando le poche parole che diciamo ce le manipolano, …le fanno diventare ambigue. Per esempio, gli racconto di come si vive in Congo, oppure tu gli parli dell’Africa che hai visto qua, e tutti si mettono a sentenziare sui rifugiati che fuggono la guerra, “…35 euro al giorno! …hanno sempre il telefonino in mano! …rubano il nostro lavoro!”.
Scusa, ma che c’entra con la sorella Africa; quella sorella che ti vogliamo presentare, solo perché tu la stai ignorando del tutto? che c’entrano quelle frasi col caos che abbiamo qua, con la gente di Muhanga, con la sofferenza del Kivu, le nostre responsabilità sui prodotti rubati qua e venduti lì… che c’entra coi barconi???
Non si sa neppur più leggere la realtà? Leggiamo i giornali come se fossero la Bibbia. Guardiamo le notizie-tv (quelle briciole che passano) come I bimbi guardano I cartoni animati.
Non dico questo per giustificare il mio silenzio. Anzi si aggrava anche il mio-nostro silenzio.
Stamattina ho letto su Avvenire un intervento di Zanotelli. Telepatia? Combinazione?
Una piacevole soddisfazione!
Allora, il via anche a queste righe.

I due mesi che ho passato in Italia sono sempre un bel regalo, una grande opportunità per me, ed un bel momento per vivere l’accoglenza degli amici. Grazie.
C’era un vero desiderio di fare qualosa insieme, i più tenaci ci han provato, ma purtroppo ci siam lasciati dominare dai menù che quella società ci presenta come priorità o anche solo come….”vorrei, ma non si può fare diversamente ” - “ho troppo da fare” – o addirittura “…intanto non serve a nulla”.
Qualche bell’incontro o comunicazione comunque l’abbiamo avuto.
Da parte mia mi son lasciato occupare un po’ troppo da un lavoretto: mettere insieme i vari blog per stamparli in un libretto, per voi. Non son arrivato alla conclusione nonosante il supporto tecnico e l’incoraggiamento dei tipografi Mauro, Tiziano, Riki, Eleonora. Ci tenevo e ci tengo ancora; spero di terminare di qua.


Siamo arrivati in 6 a Kimbulu.
Giovanni dalla Sicilia, é sempre più motivato e deciso per farsi portavoce; d.Giuseppe e Silvana da Torino, per dire che non é lo Stato a decider quando devo fermarmi o che cose devo fare; Stefano e Lucia da Massa, per dire alla gente di Muhanga che “ci siamo !”: il famoso dondolio che significa presenza: il principale aiuto all’Africa, prioritario, anche se si può esprimere in tanti modi.
Sapevamo che a Muhanga si é installato un nuovo gruppo di ribelli, gli nduma: non sono simpaticissimi, ma non ci hanno mangiati. Sapevamo pure che le mani ed i cuori desiderosi di accoglierci sono centinaia: ci aspettavano.


Qua la situazine é sempre più caotica, anche se non é come negli anni passati. Il governo é scaduto da dicembre, nessuno e tutti comandano, i gruppi che manifestano e creano disordine si moltiplicano, nell’ attesa che i cosidetti potenti decidano sulle nuove formule da adottare, per organizzare il vecchio dominio.
I vescovi del nostro Congo si son rivolti alla popolazione ed hanno detto: debout congolais ! …in piedi !. Facile da capire, non facile da interpretare e trasformare in gesti concreti.
Altri due gruppi, da Milano e da Luserna si preparano per venire nei prossimi mesi. Coraggio, a Muhanga non si aspetta altro.
Due segni, che siamo in dovere di conoscere: tutti ! anche coloro che non leggeranno queste righe.
* Luisa é una delle nostre mamme: il figlio Kizito, già grande, che fa da segretario al mwami, ufficialmente é dalla parte dei governativi; un altro suo figlio di diciassette anni, Nzoli, con un gruppo di giovanissimi simpatizza con gli altri fucili: coloro che non sopportano più gli infiniti ed eterni soprusi.
E lì in mezzo c’é lei, la mamma. Tutte le mattine ci raccontiamo queste cose, qua in cortile. Lo stesso per Wilfrida, Bayoli, Alexandrina, Roger….
* Oliva, la mamma di Ishara, una dolcissima bimba epilettica, alcuni mesi fa si è trasferita con i figli ad Alimbongo, era diventato troppo duro vivere qua, non ce la faceva più.
Mi ha telefonato ieri sera: “son qui sola coi miei figli, tutti gli altri abitanti di questa collina sono scappati …stamani é stato ucciso il comandante e tutti han paura di rappresaglie, noi non sappiamo dove andare.” “..tre giorni fa i ladri che aspettano queste occasioni mi han portato via tutti gli abiti dei figli e tre galline…”
Stamattina mi ha detto che ha dormito tranquilla.
* Poco fa sono arrivati qui sotto una ventina di altri nduma coi fucili, penso vengano a rinforzare; han più paura loro che noi. Ormai gli scontri sono all’ordine dl giorno.
Oggi Muhanga é così, tutto il Kivu é così, il Congo .

Sono da scrivere ‘ste cose ?
E’ bene stare qui in mezzo ? E bene venire fin qua ?
Io penso di sì, e senza chiedermi che cosa faccio.
Ovviamente anche a nome almeno di tutti voi che leggete.

Accogliere un amico qua dicono che è il più bel regalo per una casa, e quindi ad un certo momento si crea la liturgia dell’accoglienza anche di gruppo: sono le famiglie gemellate di Massa e Modica che l’organizzano sotto la nostra tettoia; ci siamo abituati ma é sempre commovente sentirli chiedere “come sta Elia?... come sta Nini? Poco importa se l’interrogato arriva da Pinerolo ed Elia abita a Massa. E ti porgono un fagotto di fagioli, 5 ananas, un secchiello di manioca ….
Non solo tutta roba genuine, ma anche tutta roba…tolta di bocca per dartela a te !

Anche qua abbiamo I fiori.. e allora mescoliamoli con quelli delle Alpi Apuane, sono tutti nostril.
padiri G
Comments