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Quinn, donna libera: gioie, rischi, scelte, pericoli… i prezzi della libertà



Le abbiam detto:

-”vieni a stare qualche giorno con noi, a Kimbulu”.

-… vengo anch’io.

La prima frase l’abbiam rivolta noi a Leona.

La seconda ce l’ha detta Quinn.

Cioè, 260 km di strade africane, su un camion, una sposina ventenne, al 6° mese di gravidanza, su una strada frequentata da ribelli e soldati; con imboscate e morti settimanali, dove fu ucciso l’ambasciatore Luca.

Un discorsetto improvvisato in dieci minuti, sulle sponde del lago Kivu, a Goma.

E sono venuti tutti e 4: Leona col marito Julien, Quinn anche lei con Styve, e si son portate insieme la nipotina Précieuse, di 4 anni.



La mamma di Leona, Marcelina, quando l’ha saputo s’è messa in quattro per sconsigliare Quinn…, ma lei era già per strada.

Al ritorno (altri 260 km), Quinn era tutt’altro che in piena forma! rimetterla in quel viaggio era un problema per noi tutti; ci immaginavamo quanto poteva succedere. Ma lei era decisa nel suo programma: una tappa a metà strada, ed è arrivata a Goma. Felicemente.

Questo avviene nell’Africa di oggi, che molti di voi conoscete.

Provate ad Immaginare una simile situazione, qua: una ragazza, forse anche solo un’ amica.











Nel Kivu siamo sotto una dittatura; mentre qua, siamo in una democrazia dove tutte le “libertà” sono concesse, rivendicate e propagandate; nessuno le mette in dubbio.

Sentirsi liberi, cioè decidere sulla propria vita.

Siete “liberi” di fare tutti commenti che volete.

Sapete a chi ho pensato io? A Cristoforo Colombo (con le ovvie differenze), voleva andare vedere cosa c’era al di là dell’oceano, ed è andato; un italiano…di altri tempi.

Per me, Quinn assomiglia a lui, a Michelangelo, a Teresa di Calcutta, a Francesco d’Assisi e a quello di Roma; più che …a Biden o Putin.
















Ed adesso Quinn è felice di farci conoscere il suo bimbo, ci manda le foto, una meraviglia che si chiamerà Styve.

Uno che “rischia”, già prima di nascere.

La mammina non lo vuole come bambolotto tutto suo, vuole che il mondo lo conosca e lo veda.

Il nostro blog serve anche a questo.

Anche lei partecipa alla crescita della VITA, ed alla CURA dell’universo.

Anche lui cercherà gioia, regalerà affetto e, visto che nasce da una mamma libera, costruirà libertà.

Grazie Quinn, a nome nostro e di tutto l’universo.

Non sei una creatura ansiosa e stressata per le cose tue, sei una bella creatura libera, che appartiene ad un ordine creato e creativo.



Ne abbiam visti tanti come lei, anche qua.

In 50 anni di vita a Lukanga e Muhanga abbiamo visto ed accolto una dozzina di sposi, che per il viaggio di nozze si sono fatti un programma, non secondo “i modelli”.

A cominciare da Rosa e Pinuccio, che si sono sposati alle 3 del pomeriggio in parrocchia, e verso mezzanotte sono saliti in auto per andare all’aeroporto di Catania, senza conoscere nessuno di Lukanga.

Francesca, che sognava il matrimonio e sognava anche l’Africa; 3 mesi dopo il matrimonio, visto che il marito Giorgio non poteva per motivi di lavoro, venne lei da sola per conoscere Lukanga.

Mentre Ausilia si preparava, supportata da tutto un gruppo di giovani in azione; racimolare un po’ di soldi per il biglietto aereo, non per andare in discoteca, ma per spedirla nel mondo, e lei è partita come un’ambasciatrice.

Michelangelo e Tina le loro due bimbe, di di 4 e 7 anni le hanno portato non in palestra, ma nel cortiletto di Lukanga.

Gabriella lascia un impiego in Italia, per un anno sabbatico a Muhanga.

Graziella , pure: si licenzia da uno studio dentistico

Come Concetta, che aveva chiesto 6 mesi di aspettativa alle Molinette, e poi si ferma 45 anni

Germana, ha appena assaporato l’aria di Muhanga, che subito prende il telefono satellitare e liberamentecomunica al suo capo che … lei ha deciso! si fermerà di più del previsto.

Marco il cugino, deve finire la tesi di laurea, per concentrarsi non si chiude nella mansarda, ma sceglie la foresta e quella gente: lì in mezzo si concentra e riflette meglio.

Donata: dopo alcuni mesi passati a Lukanga rientrò in Italia per dare l’esame di laurea

Racconta lei:

“…io, decisamente non sarei tornata in Italia, ma ricordo:

…era febbraio 1995 e sono andata a Milano alle 18,

sono riuscita a superare l'esame di veterinaria, con 24 (arrampicandomi sugli specchi)

ho perso due treni e sono tornata alle 22 perchè lui, il prof che mi esaminava (che era stato in Etiopia) non mi mollava più e voleva sapere ogni minima cosa umana…

Ecco il dialogo col prof.

Donata - prevengo che non mi sono preparata...molto

- …perché?

- sono stata in Africa

- e perché sei tornata in Italia?

- dovevo dare questo esame

- e tu sei di quelle che lascian l’Africa, per…un esame di scuola?

Dopo lo stupore iniziale e nella serata nebbiosa di febbraio a Milano

mi son sentita compresa , per un attimo ero tornata a Lukanga



Tutti “Quinn” italiani.

Tutta gente libera.

in un mondo di fuggitivi colui che semplicemente cammina nella direzione contraria sembra che stia fuggendo. (Thomas S.Eliot)

padiri G.


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