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BATI’ , chiamato Kabailòs

  • giuseppeaurea
  • 23 ott 2012
  • Tempo di lettura: 4 min

Quando son arrivato a Lukanga nel 1974, lui forse aveva  7 anni, orfano di mamma. 

Il papà lo aveva lasciato ai nonni che abitavano a Musalala, quel villaggio delicatamente appoggiato sul fondo della conca che si stende sotto la strada. 

Quando si va alla missione di Mulo non puoi non gettare gli occhi lì in basso, e contemplare  quella macchia di bananeti e capanne ; una immagine che è sempre piaciuta anche ai fotografi in cerca di quadretti tipici d’Africa.

Stò parlandovi di Batì : quasi tutti lo conoscete, se siete stati a Muhanga o Lukanga, e se siete stati attenti.


Appena sentiva il rombo della nostra Land Rover in arrivo, lui snello come uno scoiattolo, di corsa si faceva quei duecentometri in salita ripida, si fermava al bordo della strada ed aspettava.   Poi con un sorriso largo così, si agitava tutto, sventolava le due manine e gridava a pieni polmoni … « jambo padiri…  jambo jambo », e fremeva e saltellava… ; rallentavo un po’, ricambiavo anch’io con la mano.

E lui aveva ottenuto tutto, …dalla vita.

Ridiscendeva felicissimo, e scompariva nel bananeto : un microbo dentro i 30 milioni di kilometriquadrati di Africa. 

Per lui era il grande avvenimento; e poi stava contento per tutta la settimana.

Chi se n’era accorto che c’era Batì ?

Solo io.    E Dio.   


Batì, neppur da piccolino ebbe un viso… bello, da bimbo ; lo avresti detto un vecchietto in miniatura.

Ma meraviglioso, dentro.  Io la gustavo quella meraviglia. Certamente anche Dio.


Passarono quattro o cinque anni e poi cominciò a venire fino alla missione; 5 km da Musalala a Lukanga.  Non andava a scuola.  Aveva provato la prima elementare, ma poi aveva lasciato; a parte i soldi da pagare per iscriversi (allora non avevamo ancora il gemellaggio di Lina a Modica , e Lella e Patrizia a Pinerolo), chi ci pensava di mandare a scuola quel topolino insignificante ?

Alla missione, gironzolava; se qualcuno grattava con la zappa un po’ d’erba lui ci provava, o spostava un po’ di sassi o qualche legno, o una sedia in casa…

« Batì, dammi una mano ! …porta questo quaderno a padiri Gianni… Vai a chiamare Arseni… »  

E lui « ndiyo padiri ! », felicissimo di poter rispondere.


Non ricordo se glielo chiedemmo o se lo fece da solo, ma dopo un po’ eccolo lì seduto accanto a Laurent che ogni tanto spaccava la legna per Gori in cucina, anche lui col suo macete.

Ed il macete non l’ha più abbandonato, oggi, nel 2012 ce l’ha ancora in mano.


Non c’è bisogno di ricordargli nulla.  E’ organizzatissimo.

Spacca i tronchi in pezzetti. Tutta la mattinata seduto, dietro casa, in silenzio, ritmato. In Africa tutta la vita è a ritmo.

Li ordina a pennello qui dietro, nella legnaia, come i fazzolettini nello scaffale ; anche lui si è fatto i suoi scaffali.

Quando ha finito di spaccare tutta la sua riserva, e il mattino ti svegli alle 6, ma anche se ti alzassi alle 5,30, non cercare Kabailòs ; lui è già in foresta a 4, o anche 5 km, dove da giorni già si era addocchiato qualche albero secco.

Con l’ascia li abbatte, li taglia a pezzi di due metri, poi con un cuneo ed una mazza li spacca, li accumula per bene lungo la strada, e poi, … avanti ! un po’ per volta, sù e giù se li porta a spalle fino qua alla missione.

Non una parola di più, non un commento, tanto meno un lamento, anzi, con una fierezza e dignità …tutta da ammirare.

Proprio quando lo ritiene indispensabile chiede un aiuto, qualche ragazza o qualche ospite ci prova ; per esempio ora è Andrea che gli dà una mano, ogni tanto.

Quando gli scaffali sono colmi, traboccanti, lui ci avvisa : « la settimana prossima vado a Kimbulu ».

Ogni due mesi ci andiamo anche noi a Kimbulu, nel nostro « centro TUUNGANE » per la riunione dei comitati di sviluppo, oppure andiamo per aspettare gli ospiti che arrivan dall’Italia.  A Kimbulu Batì riprende il suo ritmo.

Butta giù due alberi, spacca i tronchi, spezzetta la legna, ordina per bene, e ti lascia un rifornimento di legna ordinato e prezioso ; e poi…  « vado  un po’ a Lukanga », là a casa c’è la moglie Basiliana con i suoi 6 figli.

Muhanga – Kimbulu – Lukanga…, e poi dinuovo  Lukanga – Muhanga – Kimbulu…


C’e’ anche una variante : se nel villaggio arriva una festa, per esempio a Natale le waganga  della maternità vogliono cantare e ballare in onore di tutte le vite che Dio ci regala,… allora non basta più un tamburo normale, come lo suona qualsiasi ragazzino o ragazzina, occorre qualcuno di eccezionale ; e Batì è proprio l’eccezionale : un mago del tamburo !  non è più il topolino insignificante di Musalala, lì in mezzo è il capo, è lui che dà il tono, sceglie i ritmi, sguardo fiero, quello che il direttore d’orchestra lancia sui suonatori prima di dare il colpo di bacchetta ; e di colpi Batì ne dà senza contare, piccoli e rapidi, forti da rompere i timpani, esatti, …e tutti scattano, eseguono, mamme, papà, giovincelle e bimbi, tutti…ai suoi ordini.

E’ l’Africa che vibra.


Quando circola nel villaggio, non manca chi gli offre un bicchiere, e a lui piace ; ma sa controllarsi ; al massimo diventa solo un po’ più loquace.

L’altro giorno gli ho chiesto di che cosa ha bisogno, cosa gli farebbe piacere ; merita veramente un premio di serietà, di impegno, di fedeltà. 

Lui ci ha pensato non più di mezzo minuto, e poi mi dice: « vorrei aiutare mio figlio che si sta facendo la capanna : i pali di legno, e qualche lamiera per il tetto… ».

Anche lui ha le sue preoccupazioni, ma è sereno.

Sa di essere utile agli altri, sa che fa piacere a noi, e noi siamo contenti di averlo, sente di far parte della società. 

Non è un anello della catena, o un dente d’ingranaggio d’una macchina perfetta ; no, lui è una cellula viva , dentro un organismo vivo.

Non spreca la vita.

Per sè, lui ha già tutto quel che vuole e che sogna : degli amici, un villaggio di uomini donne e bimbi, ed un… macete in mano.

Batì è l’Africa.  L’Africa è Batì.


Il giorno in cui Dio lo chiamerà a casa, se ci saranno ancora queste missioni tutto riprenderà normale, di sicuro moltissimi lo piangeranno ; ma la vita riprenderà presto. Tutto filerà regolare come prima.

Capiterà però una cosa : un mattino, chi lavora in cucina andrà nell’angolo a prendere un pezzo di legno e …non ne trovarà, andrà dietro casa dove ora c’è la legnaia, e troverà vuoto.

Capiterà sicuramente.

Perchè noi è da anni che manco ci pensiamo, manco ci preoccupiamo, manco controlliamo che…  bisogna preparare la legna.

Perché … c’è Batì.

Padiri G

 
 
 

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