Spine e rose.
- giuseppeaurea
- 18 feb 2012
- Tempo di lettura: 4 min

Lunedì mattino, due soldati vengono nel cortile della scuola elementare a Vutotoyo e incontrano Msavuli, il direttore.
Vicino alla scuola i genitori coltivano un campo comunitario di mais, per poter pagare la scuola ai figli.
Con il generoso gemellaggio di Pinerolo e Modica non riusciamo più a coprire la totalità; le autorità che prima esigevano 3,5 $ al trimestre, circa 10 all’anno, oggi ne vogliono più di 7, cioè 20 $ all’anno per ogni scolaro. E noi abbiamo più di 1200 ragazzi.
Riassumo il dialogo col direttore.
-Il comandante dice di darci metà del mais…; te lo chiediamo, manda i ragazzi a portarcelo…, così non andate a dire in giro che ve lo rubiamo…
-Il campo non è mio, è dei genitori…, chiedete ai capi-villaggio.
-Se non volete darcelo, ditecelo per iscritto…che rifiutate di aiutarci.
Da notare che qualche giorno prima i soldati avevano ricevuto il cibo loro.
*****
Gerard fa da direttore della radio locale kitumaini.
Lo hanno arrestato, perché tra i numerosi annunci da trasmettere, che la gente gli invia ogni giorno, c’è il nome di una ragazza che è morta: dicono che era la moglie di un ribelle maimai.
-Tu sei in comunicazione e mandi messaggi ai ribelli.
Tre giorni di interrogatori e discussioni.
-Dacci 120 $ e tutto è finito…
****
Jean di Kasanga se ne stava tornando tranquillamente a casa trasportando un asse sulla testa, passano due motociclette con 4 soldati; il comandante Donat fa fermare la propria moto, scende, lancia quattro frasi ingarbugliate…, poi dice a Jean di stendersi a terra, si prende un bel pezzo di ramo d’albero, e giù…. comincia a battere bestialmente, è arrabbiato ! con chi ? …e chi lo sa?
L’altro soldatino si preme di dire “guarda che è un amico del padiri ”;
e le botte si raddoppiano.
Jean intanto paga !
E si fa quattro giorni di dispensario, con tanto di flebo; non ce la fa ad alzarsi…
***

Questi ultimi mesi abbiamo i soldati regolari che vengono a proteggere la popolazione…
Le truppe si alternano. Quelle dei mesi scorsi erano discretamente dialoganti e sopportabili.
Ma oggi questi fatti non sono solo sofferenza fisica, ruberie, ingiustizie…
Oggi sono anche provocazione. Sembra voglian vedere se e come la gente reagisce.
Una reazione invece che un’altra può anche regalarti una pallottola, senza grossi problemi.
Non sai a chi raccontarlo, non sai con chi lamentarti, e questo è molto pesante.
Non chiedetemi… “perché ?”.
Di risposte ce ne sono; ma su 10 risposte, 1 va cercata e trovata qua, le altre 9… lì.
Sentirti impotente, sbeffeggiato, schiacciato, impotente… inascoltato.
E’ molto duro !
Lo racconto, almeno a voi che leggete.

Ho letto in questi giorni un’osservazione di Lev Tolstoj.
Sto sulla schiena di un uomo, soffocandolo, costringendolo a portarmi.
E intanto cerco di convincere me e gli altri che sono pieno di compassione per lui e desidero di migliorare la sua sorte, con ogni mezzo possibile.
Tranne che scendendo dalla sua schiena.

Tre spine. Ed ora, tre rose.
Molti amici vengono.
Per trovarci, per stare qualche giorno con noi.
Due settimane fa c’erano Alessandro e Emmanuela.
E fino a ieri ci sono stati Gianni Novello, della comunità di Romena, con Paolo, Teresa, Elisabetta, Roberto e Andrea.
Un soggiorno troppo breve, per la verità,… ma profondo sicuramente.
Dicono che lasciano qua un pezzo del loro cuore.
Ma non solo il “pezzo”, lasciano qua anche Andrea, tutto intero: si fermerà tre mesi.
Poi con Concetta verrà Graziella che vuole fermarsi un anno.
A luglio forse ci sarà Angela, anche lei per un anno.
Segni !
Molto incoraggianti questi tentativi di fermarsi un po’.
Tentativi, anche questi, di …scendere dalla schiena.


Gianni ci ha portato la statuetta della Madonna, e Mery ci ha messo mano e cuore, così l’11 febbraio abbiamo inaugurato la piccola grotta di Lourdes.
E’ bello vedere al mattino piccole persone che passano: Nzoli, Batì, Charles che vanno a scuola; mamma Safi che sale al dispensario; Katembo, Alexandrina, Kavugho, Valeria che vanno ai campi, e si fermano un minuto, guardano la statuetta e poi una delle scritte “ mamma Maria, accompagnaci ai campi”.
Più bello ancora la sera, con la legna o la cesta sulla schiena, ruotano con piccola fatica sui piedi appesantiti, sollevano dinuovo gli occhi alla statuetta e all’altra scritta “custodiscici, mentre stiamo in villaggio”, e si dirigono verso la capanna. E se per caso mi vedono che da sopra la strada li sto guardando mi regalano ancora un sorriso.

I watoto della sera.
Anch’essi crescono: alcuni restano, altri se ne vanno; si alternano anche loro;… ad un battaglione succede l’altro.
Ma loro sì, son sempre se stessi e sempre più belli.
I watoto del mattino e del pomeriggio.
Giocano in cortile e sulla strada, ti tengono per mano ti accarezzano le braccia, i capelli; anche voi che li avete incontrati ne gioite, li capite e loro vi capiscono.
Sempre limpidi, naturali: non c’è bisogno di fare dei film per descrivere i loro travagli interni; non c’è bisogno di scrivere libri di psicologia per capirli.
Sole ed aria ossigenata per noi adulti.
Sbucano fuori ovunque, sempre. Mentre viaggi, mentre lavori, mentre riposi, mentre preghi.

Qualcuno dice che i soldi non son mai troppi, il cibo mai abbastanza, il tempo troppo poco; ma “loro”, i bambini… troppi !
Padre, perdona…non sanno quel che dicono.
Padiri G.
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