UNA ZAPPA E UNA SEDIA ….
- giuseppeaurea
- 22 mag 2010
- Tempo di lettura: 3 min

Clarisse: 13 anni, è la seconda del gruppetto degli orfani che conoscete; quattro fratellini la seguono.
Ora abitano la nuova capannetta; non è una reggia, ma è tutta per loro e, come tutti gli altri, devono mettersi in cammino…, per la vita!
Il mattino lei va a scuola, fa la 6° elementare. Ma è anche “la mamma” di casa. Ogni giorno, dopo la scuola, deve preparare da mangiare: acqua alla fontana, legna, cerca il cibo nel campo che Mumbere il fratello maggiore coltiva, e poi sbuccia, cucina…
Ieri sera dopo la preghiera dei wahubiri le ho chiesto: “come state in casa? hai bisogno di qualcosa ?”
Non è vana curiosità la mia. Osservare, frugare dentro a questo cuore dell’Africa, che è la vita quotidiana del villaggio…, è troppo grande per me!
So che in casa hanno due lettini, due materassini e due coperte: quelle di lana che le mamme di Nichelino hanno intrecciato con le loro mani.
Clarisse ma fa un sorriso, bellissimo, e mi dice subito, “ sì !”
Che cosa vuoi ?
“Una zappa”.
Clarisse non è un caso raro: è la realtà la più comune del villaggio.
Qua, se vuoi fare un regalo non devi scervellarti troppo e non hai bisogno di andare sul virtuale; le cose semplici, essenziali, hanno ancora tutto il sapore del regalo.

Nel mese di maggio coi bimbi passiamo nelle varie famiglie per il rosario; sapeste quanto è bella e calda quella preghiera semplice, guardando le stelle, e dall’uscio della capanna intravedi il fuoco sotto la pentolina.

L’altra sera eravamo nella capanna di Jaki. Mamma Marasi racimola tutto quel che ha per fare accoglienza: una sedia, due sgabelli e qualche panchetta di cucina…; papà Kaposho è falegname, si vede.
Leona che è seduta sullo sgabello sa che un privilegio così non può goderselo da sola, e Rachel è lì vicina. Ma come si fa a condividere quel minuscolo spazio di 25 x 25 cm?
Calmamente Leona corica lo sgabello per terra; ora non ha più la comoda e piccola tavoletta, bensì due strisce di legno più lunghe, la gambe dello sgabello. Meno confortevole, certo! però è anche vero che seduti in tre è meglio che uno sì e due no.
Sembra così semplice, ed invece… Sono sempre stato colpito da tali scene .

Sono sempre stato colpito da questa scena.
Quando ci si trova insieme, in cortile o in casa, nel villaggio ed anche in città, è raro vedere ognuno con la proprio sedia. Ed é normalissimo invece vedere che la persona già seduta si sposta un po’ e fa sedere accanto chi si trova lì in piedi, …su quella che noi consideriamo una normale sedia.
L’Africa è fatta così. L’Africa maestra.

Qualcuno lo sa già: si è sposata Soki, la dentista.
Un piccolo ricevimento in casa della sposa a Kimbulu, e poi… avanti: sposi e parenti son saliti su camion di fortuna e sono arrivati a Bingi. Mercoledì, i soliti 43 km a piedi, sotto la pioggia, e giovedì mattina con un bel gruppo di amici alla Messa: sposa in bianco, Kambale tutto attillato, e la grande avventura della vita a due !
È il caso di dirlo, “in bocca al lupo” ! Anch’essi con una zappetta e un campicello, una sedia ed una capanna,… e voglia di vivere.

La situazione?
La posizione ufficiale resta quella: attaccare ed eliminare le “forze negative”, fdlr e maimai. E’ la scelta che han fatto molto in alto, e dal di fuori: è chiarissimo!
Come è chiaro che l’obiettivo principale sono le risorse del nostro sottosuolo: oro, coltan, diamanti…, e l’occidente le vuole al minor costo possibile, per sé ! forse oggi può anche dire che… “l’economia mondiale” (!?) va salvata .
Come è chiaro che non è una scelta buona; perché chi paga è la gente dei villaggi, e paga caro, troppo caro, in silenzio, nascosta.

La CICR, croce rossa internazionale, dopo mille sopraluoghi si era finalmente decisa a rifare i 43 km della strada, cominciando dal ponte coi tronchi ormai marci. Avevano ingaggiato 1600 persone.
Giovedì, 29 aprile, secondo giorno di lavoro, 6 uomini armati son saltati fuori dalla foresta, si son buttati sul grosso camion e gli han dato fuoco…

A Butembo uccidono nei quartieri, sulla grande strada assaltano le camionette, là bruciano capanne, qua bruciano un camion….
Tutti sanno chi sono, qualcuno lo dice anche, ma a Kinshasa piace dire che la pace sta tornando in Kivu….
Gli dicono di fare così e loro ci stanno.
E noi siamo d’accapo ! Giovani, ragazze, famiglie gemellate: …ce la riprendiamo dinuovo noi in mano la nostra strada, con mezzi nostri, e voglia di far qualcosa…
Padiri G

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