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VACANZE, per … non distrarsi

  • giuseppeaurea
  • 30 lug 2010
  • Tempo di lettura: 5 min

I due colonnelli Fardc e Pareco, esercito del governo e ribelli, si sono incontrati e accordati: qui da noi.

Un piccolo passo, ma sicuramente un passo in avanti. Invece del tappeto rosso, un bel prato verde.

 Nessuna TV, ma solo le nostre piccole macchine foto.

Due elefanti che rinunciano a battersi, …e l’erba riposa.


 I maimai han consegnato 21 dei loro bambini-soldato. Quelli dell’ONU son venuti per prenderli, e … han chiesto la nostra macchina per trasportarli: da non credere! loro che circolano con centinaia di macchine e camion.       




Comunque non è ancora il paradiso: sulla nostra collinetta abbiamo più di cento soldati, mandati qua senza cibo. I nostri poveri campi di manioca…!    I tanto attesi fagioli che stavano spuntando…! galline inseguite dalle fionde rubate ai bambini…!


Amici che rientrano ed altri che arrivano:  Michele e Franca, Federica e Matteo.

 Federica realizza oggi quello che sognò e mi promise dodici anni fa.

 Lella e Patrizia potete sentirvi fiere di questi frutti della vostra “scuola ponte”, di S.Lazzaro: due vostre allieve a Muhanga !

 Oggi è qua e, con mamme  e papà, porta il suo mattone e un po’ di terra, per la nuova aula !   




LA PAROLA AGLI AMICI





Otto ore di volo ed una “rocambolesca” coincidenza al Cairo: eccoci immersi nella notte africana di Kampala!

In macchina, attraversata l’Uganda, e la foresta Congolese ricca di vegetazione ed impegnative strade sterrare (nella foto siamo  alle prese con una foratura!)



arriviamo a Lubero ove siamo stati ricevuti dall’Amministratore della Regione che, nel darci il benvenuto, ci ha anche illustrato le peculiarità, le criticità e le prospettive della situazione. Ancora un pò  foresta e qualche acquisto


ed incontriamo Elisa  che ci ha accompagnati a Muhanga.     

L’incontro con i bambini, l’accoglienza di Giovanni, delle famiglie e l’incontro con il gruppo Shirika (gruppo di famiglie) sono stati toccanti ed indimenticabili segni di speranza ed occasione di confronto. Grazie!      

Michele


“Segui solo il difficile, non lasciarti tentare dal facile: il difficile può portare al miracolo, il facile è per i pigri”.

Questo consiglio di Giacomo Manzù al proprio figlio, qui a Muhanga, è vita vissuta ed è per me una scoperta provocatoria e sconcertante.

 Qui il miracolo si compie ogni giorno: il miracolo di tanti sorrisi, di tante manine che ti cercano e ti stringono,     


il miracolo dell’ospitalità con cui siamo stati accolti. Il miracolo della fierezza delle donne di Muhanga; donne gravate dal peso di molte gravidanze, dalla fatica del duro lavoro nei campi e nelle loro misere case, da una condizione femminile che ancora, e chissà per quanto, le vede in situazione di dipendenza e non-parità.


Tra difficoltà che noi non riusciamo neanche ad immaginare, queste donne, questi uomini, questi bambini, ci testimoniano con i loro sorrisi e la loro serenità che il miracolo è possibile, è realtà: è la realtà dell’amore e dell’umiltà. 

Aksanti sana a tutti voi di Muhanga. 

Franca

In questi primi giorni trascorsi qui mi è venuto in mente il titolo di un articolo riportato sul giornale dell’architettura di dicembre. L’autore lo intitolava: “Berlino, ultimo avamposto della civiltà moderna”.  Arrivando in questo paesino sperduto dell’Africa, dove 400 famiglie ed una miriade di bambini vivono dei pochissimi frutti dei campi e delle ricchezze che l’umida terra rossa può dare, la cosa che più colpisce la mia radicata cultura occidentale è il senso di civiltà che lega questa gente e che guida i gesti di ogni singolo essere umano di Muhanga: i migliaia di chilometri che separano la nostra quotidianità dalla realtà africana mi portano a paragonare ogni gesto e ogni azione con quelle compiute dalle persone che solitamente frequento e conosco.    

Nei sorrisi delle persone e nei saluti della gente al lavoro si percepisce un immenso senso di rispetto e di felicità nel poter scambiare qualche parola con un estraneo e nel poter dare il buongiorno a chi s’incontra lungo il proprio cammino.    

Il primo giorno una quarantina di bambini scatenati in attesa di ricevere un pallone da Giovanni si sono ammutoliti e fermati ad un suo semplice richiamo, dimostrando come il rispetto verso una persona più anziana e più saggia di loro gli imponesse, per educazione culturale, di ascoltare in silenzio. Un semplice gesto come questo mi ha colpito enormemente: se ripenso a tutte le energie spese per essere ascoltato agli allenamenti dei miei bambini di calcio mi sembra impossibile una tale diversità.   


Come se non bastasse Giovanni mi ha raccontato che all’ultimo pranzo dei bambini, essi non hanno iniziato a mangiare ciò che avevano nel piatto comune fin che l’ottocentesimo bimbo non ha avuto la sua razione, considerando il fatto che qui trovarsi davanti un piatto pieno di cibo è forse la tentazione più grande che esista.      

Sono questi piccoli momenti e splendidi sguardi che più ti fanno sentire ricco dentro e che più testimoniano il vero valore della parola CIVILTA’. 

Questa splendida Africa ci ha regalato anche una grande mattinata. Riuniti nella chiesa del villaggio, Giovanni ha tenuto la “shirika la wazazi” ovvero una riunione con i genitori. Una trentina di persone ha discusso per parlare dei problemi del villaggio, coinvolgendo anche noi, nella parte finale dell’incontro, con un bellissimo scambio di curiosità e di sensazioni. In questa lunga chiacchierata ci siamo stupiti insieme delle grandi distanze che separano tanti aspetti delle nostre culture. Ma anche qui, come in ogni momento della vita a Muhanga, il dialogo si è svolto in estrema pacatezza e rispetto. I silenzi e l’attenzione dimostrata nei confronti dei diversi oratori stonano positivamente se paragonati agli incivili dibattiti della televisione occidentale.      


Questa Africa è più che mai una terra fatta di gente, il vero oro di questi luoghi è indubbiamente l’essere umano. Gli abbracci dei bambini e l’allegria che ogni persona ti trasmette mi scaldano dentro e triplicano il loro effetto quando il più bello degli sguardi di gioia proviene da una capanna di fango o da una mamma che porta un sacco pieno di patate sulla testa, mentre cammina lungo le strade di “Muhanga, l’ultimo avamposto della civiltà moderna”.           Matteo

Dodici anni fa scrissi un tema in classe. Titolo: “Impressioni sull’incontro con Padiri Giovanni”. Erano parole semplici, frasi infantili, ma l’idea era chiara: l’Africa era diventata un sogno per me..il mio sogno..che prima o poi avrei voluto realizzare in un modo o nell’altro..Era iniziato il PONTE: Italia-Africa.     

 Ed ora eccomi qui..dall’altra parte..grazie a Matteo..a condividere con Elisa quelle speranze adolescenziali che ora sono diventate amore per il continente nero..        

Sorrisi visti in foto, occhietti neri profondi di cui cercavo di comprendere il “messaggio” tramite un’immagine sul blog..sulla rete..     

Finalmente qui li ho incontratati…      

INCONTRO..NON SCONTRO..appunto “ponte”: ho “fronteggiato” i loro sguardi..ed in essi mi sono persa, mi hanno spogliata, ricondotta all’essenzialità dell’essere..ed ho così potuto riflettere..   

Sono occhi che domandano “PERCHE’?”     


 ..perché di un mondo così diverso..di RICCHEZZE così diverse..                   

..perché NOI sappiamo ancora vivere la comunità e VOI che vi proclamate “civili” vi nascondete nell’individualismo e nell’egocentrismo?      

..perché NOI dobbiamo scappare dai soldati quando la VOSTRA Europa, il VOSTRO Occidente, uccidono dall’interno il NOSTRO paese?      

..perché NOI dobbiamo sopperire all’avidità del VOSTRO mondo?      

..perché NOI sappiamo gioire per una coperta od una caramella mentre VOI non sapete più cosa vuol dire “donare”?      

..perché NOI abbiamo speranza e sorridiamo ad ogni nuovo giorno mentre nella VOSTRA società si insinua il male del nichilismo e dell’insoddisfazione?      

..perché a NOI bimbi basta una mano ed un “ciao” per sentirci amati mentre VOI non conoscete più il vero significato della parola “Amore”?      


Questi sono gli occhi dei bambini di Muhanga, occhi di gioia. Per me questi occhi sono l’Africa..la mia Africa..a cui voglio cercare di dare risposta.

ECCO IL MIO PONTE.  

Federica

 
 
 

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