PER UN PUGNO DI DOLLARI
E’ dinuovo sabato sera: quello famoso e quello molto normale.
Un’immagine fatta di colori vari e tanti messaggi; sempre valido e vero, ovunque. Ovunque ci sia il bel ritmo che molte culture ci hanno trasmesso, culture che hanno le radici in alto: una settimana di lavoro, spesso faticoso, e poi il giorno di riposo, giorno di festa, meritato, atteso e sognato.
Chi ha scelto od é stato costretto a venderlo per un pugno di soldi, questo bel dono ritmato, si accorge di che cosa ha perso? Si accorge a quale triste povertà va incontro, oppure ci é già cascato?
Chi ha organizzato così la società odierna, la città, il paese…, si rende conto dell’ ingranaggio diabolico che ha costruito ? macchina suicida-omicida. …per un misero pugno di dollari.
Qui, nel cortile che ho davanti agli occhi, i ragazzi giocano al pallone, più in là nell’angolo la giostra resiste alla rotazione scricchiolante e senza fine, mentre laggiù sulla strada si snoda la rituale processione quasi invisibile: qualche giovane con l’onnipresente macete in mano ed un tronco sulle spalle, mamme e mamme stracariche che tornano dai campi, … come la famosa donzelletta ; gli altri vagano nel villaggio.
Sì, proprio quell’atmosfera che Leopardi ha contemplato ed magnificamente dipinto.
Senza fatica, mi viene spontaneo il ricordo di quei sabati a Solere di Savigliano, quand’ero dai nonni. Non era molto diverso da quello che vedo oggi; forse solo un po’ più di stanchezza, qua.
E me lo chiedo: dov’é oggi la civiltà?
Anzi, mi interrogo seriamente: arriverà il giorno in cui chi oggi si pretende di esportare democrazia, ed in passato credeva di esportare civiltà verrà a chiedere di esportargli questa vita ? io lo credo, arriverà !
Sono le 17,30 e giù nel villaggio c’è già anche qualche ubriaco, piaghe e stonature in tutte le fasce d’età; come ci sono i segni della ricchezza e dei nostri ciechi egoismi, radicati nel nostro cuore più che esportati dall’occidente.
Certo che ci sono; ma tu,… ti meravigli? te ne scandalizzi ?
Neppure a Nazaret Gesù ha trovato il paradiso su questa terra.
Muhanga resta ancora un invito ed un ‘occasione concreta per incontrare questa luminosa realtà che é l’Africa. Ovviamente per chi non prende Muhanga come un semplice ostello, e sa osservare con attenzione e discrezione quel che capita intorno.
Ermanno, appena rientrato a Reggio Emilia, ha subito messo in atto la sua voglia di trasmettere e aprire gli occhi anche degli altri; per lui, Muhanga non resta solo una pagina in più sull’album fotografico dei suoi viaggi.
Roberto e Rossella di Pistoia e Matteo di Torino hanno accompagnato il rientro di Concetta. Roberto ha saputo equilibrare bene i suoi giorni: mattoni sulle spalle, con Matteo, per solidarizzare con la gente che si sta costruendo una sala riunioni, e subito dopo una visita medica, con Rossella, per comunicare quel che sa e quel che é. Penso che abbiano lasciato una bella impronta di umanità, semplice, delicata, luminosa. Gente attenta e recettiva.
Loro due sono rimasti solamente due settimane, troppo brevi, ed ora sono ripartiti.
Sono arrivati Lorenzo e Francesca, al loro secondo viaggio; medici di famiglia ; hanno molte attese e non disdegnano di giocare coi bimbi in cortile, un fiorellino che non é un surplus.
La gente vuole una sala per riunioni più piccola; la stiamo costruendo.
Tutto sommato ci fa anche bene trovare qualcosa di materiale da fare insieme. Non tutti riescono a vedere in quest’ottica; ma noi…, ci aiuta.
Vorremmo organizzare meglio una buona alfabetizzazione, la riteniamo necessaria. La situazione scolastica in generale non é affatto buona. Ma come fare ? non riusciamo a trovare la strada; c’é una seria ricerca da fare insieme.
L’immagine della Madonna che ci ricordi ogni giorno lo sguardo protettivo, di cui noi sentiamo il bisogno, é ritornata all’incrocio delle nostre strade. Per la statua non c’é problema; quella profanata e rovinata la teniamo come ricordo (per dirci che chi fa senza saper quel che fa c’é anche in Africa), un’altra statua nuova di zecca, portata da Concetta, la sostituisce egregiamente.
A Kanyabayonga i lavori alla turbina avanzano e il tutto diventa sempre più visibile, bello ed entusiasmante.
Mentre le ore preziose della giornata si passano nei campi: semine, zappe…, corvé alla fontana, qualche fascio di legna.
Per noi che restiamo qua é sicuramente cambiato il ritmo, le attività, il segno: non siamo più come prima. Mentre in passato ci sentivamo più accompagnatori, oggi necessariamente cerchiamo di farci accompagnare dalle loro mani sempre molto discrete, mani calde, con la vita dentro: la vita di Muhanga, che scorre e …passa.
Finché mi é possibile, a me interessa solamente che mi vedano qua, con loro.
padiri G.