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che dire? ...che fare?

Il silenzio. I motivi per cui si fa silenzio sono diversi.

Il mio stato d’animo, come per molti di voi, è questo: non sappiam più che dire.

Proprio da questa Italia prendo forza per dire: dobbiamo reagire.

Ritrasmetto qualche foto. Non sono capolavori dell’arte; son capolavori della vita.

Teniamoceli davanti agli occhi !

Prendete una foto qualsiasi di Muhanga, mettetela su una parete, in cucina, in sala… guardiamoli!! facciamoci guardare da quegli occhi, tutti i giorni: non perdiamoli di vista !

Finalmente ero riuscito a partire.

Non ero solo: l’aereo che andava ad Entebbe era strapieno…

Riabbracciare la gente, rivivere la vita di Muhanga, che è la vita di 6 miliardi degli abitanti di questa nostra terra: vita travagliata, ma anche vita serena, vita semplice che piace anche a tanti di voi, vita libera… lavorare insieme, pregare insieme, ridere, scappare, ritrovarsi insieme…

Senza necessariamente costruire un ospedale o una scuola o una turbina...

e fare vedere (ostentare) quanto siamo in gamba noi "bianchi", e quanto siam forti coi soldi...

Ed ora son di nuovo in Italia, sto bene con molti di voi; anche qui mi piace “stare insieme”, mi sposto senza paura, dormo tranquillo…; ma, mi trovo molto a disagio, proprio molto!!

Ripeto: non mi mancano i segni di amicizia sincera, e molto di più che semplice amicizia.

Quando all’aeroporto di Goma stavo per partire, ma anche prima… nel cortile di Muhanga, dentro mi son sentito un grande peso; come quando uscivo dall’ospedale dove mia madre era ricoverata, nei suoi ultimi giorni di molta sofferenza: io uscivo e lei stava lì, sola !

Io avevo il diritto di prendermi un respiro fuori, ma lei,… la lasciavo lì.

Le stesse sensazioni!

Molti di voi le han provate, non c’è bisogno di spiegare o commentare; meno ancora, giustificare.

Katembo, Fidelina, Leona, Tembò, Marcelina, Dièm… sono là.

La situazione è peggiorata, è un caos; ma ci sono giorni di grande serenità: Muhanga è sempre quella: la gente ti accoglie, i bimbi strillano di gioia; sei in famiglia, non solo io, ma ci siete tutti, perché non passan cinque minuti che subito mi chiedono “come sta Concetta, Elia, Giorgio, e ….

La lettura dell’insieme oggi è molto chiara.

Siamo come era il Rwanda nella quaresima del 1994.

Proprio uguale !

Ogni tanto faccio passare su watshap foto e video che ricevo di là.

Ci son 2 video in particolare:

1- un uomo anziano con un enorme fagotto sulle spalle, mamme e 3 o 4 bambini, muti ma so che parlano kinyarwanda…; sul volto una sola ed uguale espressione, tanta stanchezza e tanta tristezza.

2- due macchine in un fosso; le vetture si sono scontrate; una, di un militare, trasportava due famiglie ruandesi verso Beni.

Un mucchio di gente è accorsa, grida e voci: ne sento due, molto chiare:

“è lui, Il major, che li porta a Beni: sono ruandesi, ….

…ammazziamoli !”

- quello che grida è un giovane del villaggio di Lubiria,

- quelli sulla macchina sono forse quelli coi fagotti, di chissà quale villaggio del rwanda, da cui sono scappati .

E c’è chi, seduto a tavolino, ha pianificato e sta pianificando questa realtà (dove?).

E' tutto programmato !

Oggi il quadro appare sempre più chiaro.

Per arrivare a questo clima di rifiuto dell’altro ci sono stati tutti i passaggi di cui parliamo ormai da anni.

-Gli infiniti gruppi ribelli che si combattono tra di loro, al sud, dove c’è anche Muhanga.

-Uccisioni e assalti notturni, a Butembo.

-Il gruppo ADF che massacra nei villaggi, ormai deserti, attorno a Beni.

L’esercito è diviso in due; a Beni sparatorie quasi quotidiane, con morti.

La paura è che, quel che è accaduto nel 1994 fra tutsi ed hutu, accada oggi tra ruandofoni e wanande, nel nord Kivu.

I poveri che si uccidono tra di loro.

L’odio creato ed alimentato, da qualcuno che conosce il peso della propaganda.

La speranza: parlare in senso contrario e fare segni concreti, e che questa spirale si spezzi.

Una "giornata missionaria" non basta più.

Per molti anni a Muhanga abbiam percorso un cammino, abbiam vissuto una realtà, nel piccolo.

Incontrarci fisicamente, conoscerci…: vivere insieme, anche solo una parentesi di vita positiva, che sono un segno serio ed impegnativo.

Siete venuti regolarmente, quella visita era divenuta ormai un appuntamento che faceva parte della vita. Là, a Muhanga, ancora oggi me lo chiedono "quando vengono?".

Lukanga e Muhanga sono state una microscopica Riace, al di là del ponte?

Noi ce lo siamo detti e ce lo diciamo ancora: “è possibile”!

Non abbiamo ancora mollato tutto.

padiri G.

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