- 29 set 2019

I HAVE A DREAM...

Non sono un fanatico della lingua inglese, anche se mi piacerebbe parlarla.

Come seguace di Gandi sono contro ogni tipo di violenza; anche la violenza con cui coloro che dominano ci impongono tutti questi next-account-drink-word…, sui computer, sui telefonini, nei canti, sui cibi per i gatti…: polluzione ed inquinamenti.

Segni di povertà linguistica più che vere comunicazioni; a mio modo, lotto contro la passività con cui le accettiamo.

Tuttavia certe frasi le onoro anch’io, nella loro originalità: come messaggi, monumenti scolpiti nella storia e testimoni dei grandi personaggi che ce le han regalate.

E’ di Martin Luther King:“io ho un sogno…” = “I have a dream …”

Yes, we can ! Sì, noi possiamo! , di Obama.

Che cosa sogno io?

Che i viaggi in Africa vengano proposti e diventino come un viaggio in Terra santa, un viaggio a Roma, a Madrid, un pellegrinaggio a Fatima, un cammino di Compostella, un salire sul Monviso…: espressioni di mondialità, amicizia, riposo, contemplazione, ricchezza di relazioni, bellezze, pellegrinaggi…

Si le relazioni sono anche questo.

Sogno che il “vado in Africa” oppure “parliamo d’Africa” sostituiscano altre frasi meno vere, come “aiutiamo i poveri moretti”, “ giornata missionaria: raccogliamo soldi... ”, o peggio, “aiutiamoli a casa loro”

Sogno che i libri di storia nelle scuole raccontino, senza rabbia ma onestamente, che cosa ha fatto l’Europa con la schiavitù, le colonie e l’economia odierna; e raccontino che cosa hanno prodotto la scoperta di Cristoforo Colombo, i viaggi di Stanly, le guerre di Buffalo Bill.

Sogno che i viaggi in Africa dei capi-di-stato diventino anche relazioni commerciali che giovino a tutti, e non siano autostrade per alimentare la grande-corruzione e saccheggiare in casa altrui.

Vivere qualche anno in Africa, o anche solo fare un viaggio in Africa, può aiutarmi a fare questi sogni: I have a dream …”

Siamo arrivati a Muhanga Pietro ed io, grazie anche all’abilità di Abdon chauffeur della Toyota, perché la strada era abbastanza disastrata.

In passato a Muhanga c'eran molte attività: si aggiustava la strada, con zappe e molte risate, trasportavamo mattoni e sabbia per costruire il dispensario, le aule, la microcentrale...

Ora gli iniziatori son cambiati: Gianni ci attende vicino al Padre, altri sono rientrati in Italia, gli anni pesano sulle spalle di chi prova ancora a viaggiare...; ma specialmente i ribelli coi fucili sono ancora qua, tra i piedi; di conseguenza tutto funziona al rallentatore..., anche se la vita sprizza ancora, ed i bimbi ce lo mostrano.

Però, ve lo assicuriamo: siamo tranquilli ! l'Ebola pare sia finalmente sotto controllo.

Yes, we can !

Mentre i nostri bimbi continuano a cercare il coltan per i telefonini.

Ecco le prime reazioni di Pietro

Karibu (in swahili "benvenuto"). Questo è il nome del nostro oratorio a Luserna, dove da più di 10 anni passo le giornate e le serate in compagnia di amici, bambini e ragazzi… Mai, però, mi sono fermato a riflettere sul significato di questa parola. Qui in Africa ho avuto l’occasione e ho capito, per davvero, cosa vuol dire…

Non è solo un semplice benvenuto…

E’ molto di più!!!

Ti accolgo con allegria, gioia, felicità… perché per me sei importante, l’incontro con te è importante… la tua presenza, il tuo essere qui con noi.

Questo ho provato quando sono arrivato qui a Muhanga.

Erano tutti in strada pronti ad accoglierci con canti, balli, mani aperte, sorrisi, abbracci… quanta allegria: che bello!!!

… In questi giorni mi sto chiedendo… e io quanto sono accogliente nei confronti degli altri? In oratorio, con gli amici, nello sport, all’università, in famiglia, nella vita di tutti i giorni… E come oratorio e gruppo giovani parrocchiale, siamo capaci di accogliere?

…Oggi si parla tanto di accoglienza, di migranti, di porti chiusi, di decreti sicurezza… Ma noi in Italia e in Europa come ci comportiamo? Sappiamo accogliere veramente???

Abbiamo tanto da imparare dall’Africa!!!

Pietro