40 anni
- giuseppeaurea
- 11 gen 2011
- Tempo di lettura: 3 min

Non è per fare annunci pubblicitari, ancor meno per orientare i riflettori…
Qua preferisco il silenzio, o quasi; che è il contorno di tutti gli avvenimenti ed anche il clima nel quale scorre normale la vita vera.
Con gli amici che siete voi mi piace parlarne, gioirne insieme: leggere con occhi semplici questo “segno”.
Quarant’anni fa, come stamattina, mettevo i miei piedi su questa terra d’Africa.
Mi è difficile dirvi la riconoscenza e la gioia che provo: che regalo mi ha fatto Dio ! Arrivare su questa terra; vivere tanti anni con la gente di questi villaggi; sentire dentro la luce del Vangelo che mi aiuta a leggere quel che sto vivendo…
Voi siete tra quelli che più potete capire.
Se fate una preghiera stasera dite un grazie con me, a LUI;
una preghiera
per mamma Caterina, che sempre mi ha accompagnato;
per questi fratelli che continuano ad accogliermi;
per gli amici ed amiche che con me hanno vissuto questa esperienza;
…olio regalato, che mi aiuta per tener accesa la lampada.
Padiri G.

Lukanga: 36 anni dopo
Un groppo alla gola mi ha stretto abbracciando Arseni e Goretti.

Allora, nella nostra prima visita, erano due bambini; ora tutti e due hanno formato la propria famiglia, e sono nonni! Nell’abbraccio lungo e caloroso scompaiono le distanze kilometriche che ci separano e ti accorgi che in realtà incontri uno di famiglia, che è entrato a far parte della tua vita la prima volta che lo hai incontrato tanti anni fa e non ne è più uscito, anche se per vari motivi non lo hai più visitato. E’ come tornare a casa: si ricordano le canzoni cantate allora, le serate nel cortile della missione, il letto unico per 12 persone preparato nella cameretta appena entrati a destra, la chiesa com’era allora….
Una riflessione accompagna la gioia immensa del momento: in questi 36 anni per noi ci sono stati cambiamenti enormi: il lavoro sicuro e ben retribuito, un figlio sano e con la possibilità di studiare quello che ha scelto di studiare, una casa accogliente e con tante cose, anche superflue, malattie superate con l’assistenza sanitaria gratuita, un auto che ti permette di muoverti con facilità, un risparmio per cui puoi anche visitare altre parti del mondo e conoscere altre realtà…

Per i nostri amici africani non è stata la stessa cosa: l’incertezza del domani è parte della loro esistenza, si spostano a piedi o su cammion come bagagli, per strade polverose-fangose e mal tenute, abitano capanne disadorne e senza il minimo di decenza umana, la salute è condizionata alla possibilità di essere assistiti nel dispensario della missione, chi vuole studiare deve fare i conti con il denaro che non è neppure sufficiente per le esigenze quotidiane.
Un fatto per tutti: Chantal e Jaqueline sono venute con noi a Kimbulu da Muhanga: era la prima volta, all’età di 17 – 18 anni, che mettevano il naso fuori dal villaggio nella foresta!!! Cosa seguirà a questa esperienza? Quali sogni potranno realizzare domani?
”Caricarsi il fratello”: sembra una bella frase, viene spesso ripetuta nelle nostre assemblee religiose..

Qui è una realtà quotidiana e non si guarda nemmeno alla sproporzione tra il peso del fratello e il proprio: a vedere certe scene ci chiediamo come facciano a spostarsi con quel peso sulla schiena tenuto da un pezzo di stoffa accomodato con arte.
Nessun piccolo è abbandonato a se stesso ( come sembrerebbe ad una prima impressione) c’è sempre qualcuno anche se di poco più grande che si prende cura di lui.

Colazione: mais e soia in pappetta. Suppellettili cercate con fantasia: basta una foglia ripiegata e il cucchiaio è fatto. Soddisfazione negli occhi: mancheranno a questi bambini le nostre merendine? Di sicuro non fanno capricci dovendo scegliere tra tante offerte inutili!

Una cornice da regalare in una grande occasione…
Mario e Marinella
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