CI SIAMO
- giuseppeaurea
- 26 ott 2014
- Tempo di lettura: 4 min
E’ da un po’ che voglio scrivere, ma non so su quale sentiero incamminarmi: fare un breve racconto del quotidiano, o riflessioni vissute sul campo, o cose spettacolari che ancora si ama leggere.
Provo a mettermi sul secondo sentiero, senza escluder del tutto il primo.

Chi segue gli interventi di Maserò su FB riceve un’idea dei fatti che capitano in tempo reale. A volte pubblica foto crude, agghiaccianti: fa bene o fa male ? non saprei; però, quelle immagini i bambini di Oicha e Beni le hanno davanti agli occhi tutte le settimane. Mi piace leggere il suo italiano, e ancor più il suo francese, due lingue europee. Le sue svirgolate sono anch’esse un messaggio: ci sta venendo incontro parlando lingue non sue. Personalmente io sono contro tutte le chiusure linguistiche ( kinande, piemontese, fiammingo…) ed ancor più le forzature dell’inglese, perciò non è male sapere che l’Africa assieme ai suoi valori da proteggere ha anche una sua lingua, il kiswahili, parlato o conosciuto almeno in 6 nazioni.

Le nostre mamme, i giovani, i bambini. Quando li osservo e li penso, in questi giorni, potrei dipingerli solo così: gente che è costretta a camminare su un terreno pieno di fango, buche ed intralci, lasciata sola; sui loro volti si legge tutto, forza, stanchezza e grande dignità. Non piagnucala nè accusa gli altri. Siamo noi che ci arrabbiamo vedendo tante negligenze ingiuste, ed insopportabili; ma nel villaggio è difficile sentire una mamma che viene a dirmi non ho nulla da mangiare stassera ! eppure ce n’è più di una.

E’ tornata la tranquillità, ma restano le paure; perchè restano le minacce dei gruppi armati, sotto i numerosissimi voli in elicottero dell’Onu. E sono ancora tanti quelli che restano a Bingi, Kirumba, Butembo, presso parenti ed amici, anche se neppure lì non è facile trovare tutti i giorni un pugno di fagioli. Molti adulti sono rientrati ma preferiscono lasciare i bimbi al sicuro; nella classe 3° elementare dove insegna Solanges son presenti 33 bimbi su 55; ma a Bunyatenge in tutta la direzione delle scuole elementari su 850 ragazzi, al mattino se ne presentano 167.

Il villaggio è molto vuoto, un vuoto che invade; non vogliamo ammetterlo, tanto meno accettarlo, ma è vero ti accorgi che cerca in tutti i modi di soffocare questa bella e grande vita. Poche persone che si muovono come ombre tra le capanne, anche se i bimbi son sempre belli e cinguettanti. Donne e uomini son costretti a passare le lunghe ore della giornata nei campi, per poter mangiare qualcosa la sera.

E’ passato un mese e mezzo dal bruttissimo attacco in cui è morto il bimbo Gloire. Con i vostri aiuti che ogni volta ci mettete in mano con tanta discrezione, abbiam comprato e distribuito 200 vikwembe alle mamme di Bunytenge, abbiam fatto due grandi pranzi ai bimbi in cortile (il secondo, sotto un’abbondante pioggia), addirittura due belle spalmate di nutella su una pagnottina, e continuiamo con la papetta di ogni mattino. Ma non è arrivato ancora nè un fagiolo nè una caramella dagli organismi umanitari che pure sono numerosi ed hanno i soldi per questo.

Una scena, tra le tante, visibili solo al …microscopio. La settimana scorsa Manu ha voluto portare i bimbi Sifa, Louange, Oscar, Fisto, Uzima e Adele a Bingi: 43 km di marcia, nel fango. Marcelina col più piccolo è rimasta, per lei è anche questione di tanta stanchezza. Lui, il papà è subito tornato indietro ed i bimbi non han trovato di meglio che approfittar dell’occasione, « andiamo dalla zia che si trova a Kirumba » ( altre 4,30 ore di cammino) con Adele che ha circa tre anni. Vedendo un po’ di tranquillità Marcelina dopo 5 giorni ha preferito andarseli a riprendere: arrivata a Bingi, ha trovato la sorpresa ! e così si è rimessa in strada per altre 4 ore; si è ripresa la nidiata, ed è rientrata. Facile e breve da raccontare, vero ? una famiglia tipica di Muhanga, oggi. Come fai a non sentire anche tu tutto quel peso ?

A Kanyabayonga la gente continua a lavorare sodo, e la diga col canale diventa pure una bella costruzione; tecnologia e umantà che convivono senza rovinare nulla. Speravamo in un aiuto finanziario dell’organismo Misereor che ha pure manifestato interesse per quel lavoro. Ma è troppo difficile far entrare negli schemi occidentali il grande mondo africano:scrivere tutte le previsioni, i calcoli precisi, cifre su cifre, imprevisti…; anche un mega-computer è ancor sempre troppo piccolo per farci entrare l’africa viva. In Italia ed in Europa ho visto grossi ospedali, autostrade… mai terminati, eppure tutti ben programmati; in Africa generalmente si arriva sempre alla fine . Ancora un altro segno che ci lascia un po’ così…

– Seguiamo la TV francese, con i notiziari del mondo: sparatorie in Usa, a Ottawa, Israele e Palestina, attacchi dello stato islamico, Europa, ebola. Non occorre un’intelligenza superiore per vedere come dietro tutto questo ci sono messaggi programmati, manipolazioni e progetti: creare mentalità, false sicurezze, rigetti, paure ( lo vediamo qua che cosa posson produrre le voci fatte circolare ad arte). Armi da vendere, e quindi da costruire, dar lavoro….
– Interessante ! la psicosi Ebola. Ora non è più un problema africano, ma europeo, americano. Compagnie aeree, areoporti, vaccini, case farmaceutiche, controlli… Lo sapete che alla nostra frontiera ci sono gli apparecchietti sofisticati che misurano la febbre, a chi ? non agli africani ma ai bianchi che entrano ?
In passato erano gli spot pubblicitari che ti forzavano a comprare quel che loro volevano, oggi è il telegiornale, i notiziari seri che ti costringono a pensare quel che loro vogliono. Ed è molto peggio !

Siamo nel mese di ottobre; mese missionario, mese del rosario. Il terzo mondo ce l’abbiamo anche noi qua; lo diciamo pure noi, ma non abbiamo nessuna intenzione di distogliere l’attenzione da tutti gli altri grossi problemi.
Tutte le sere è una vera gioia andare nelle capanne con il gruppo dei nostri wahubiri per pregare col rosario. Fede semplice, vera. Vi nominiamo e preghiamo anche per voi, ci piace far passare i vostri nomi, sotto le stelle, sotto le piante di banane.

Ed intanto qui si sta terminando il secondo murales. A Parigi, 40 milioni di euro per far ammirare una povera capretta stecchita di Picasso; quella di Luisa la potete vedere a minor prezzo. Se invece di andare a Parigi, venite fin qua.
padiri G.
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