Il « buona sera » di Cècile.
- giuseppeaurea
- 17 mar 2014
- Tempo di lettura: 3 min
Con i nostri giovani tecnici Katsuva, Noko, Bayoli e Roger siamo andati a Kanyabayonga, circa 150 km a sud, verso il parco Virunga. C’è con noi anche Elia, che sta iniziando il suo viaggio di rientro in Italia. Laggiù han chiesto il nostro aiuto per costruire una micro centrale idroelettrica. La gente è veramente volenterosa, avevano già scavato il canale, centinaia di volonatri che vogliono avere l’elettricità nel loro grandissimo villaggio.

Abbiamo iniziato la costruzione della diga, un’opera un po’ al disopra delle nostre capacità; ma visto che non c’è nessun altro ci siamo ingaggiati noi. Il torrente Luholu è piuttosto grande, ma i giovanotti ce l’han fatta; tutto a forza di muscoli, non costruiti in paelstra, hanno messo sù una barriera di sacchi e terra per seccare metà del letto ed iniziare la costruzione della prima parte della diga.
Siamo arrivati sul posto venerdì mattino e l’acqua aveva rotto i margini. Non son passate più di due ore ed hanno rifatto la barriera, svuotato tutta l’acqua, e messe le prime pietre per la base. Vorrei che queste foto vi dessero un po’ l’idea dell’impresa; lì, sì che si poteva fare un film…d’azione !
Nel tardo pomeriggio avevamo già messo la base dei primi 7 metri, ed il giorno seguente, sabato, hanno alzato quasi un metro di costruzione con le finestre di uscita, gli sbocchi che permetteranno la costruzione della seconda parte della diga.
Sono state ore bellissime di lavoro, animate da grida di incoraggiamento e risate senza fine, con l’acqua che ogni tanto rompeva gli argini: immersi in una natura violenta, dove la violenza equilibrata dell’uomo non distruggeva assolutamente nulla; io seguivo con ammirazione e mi dicevo progredire senza demolire …si può fare !
Loro mettono braccia e sudore, e noi un po’ di tecnologia, imprestata. Con l’amico Alberto alle spalle e Nicole che era stata qua, ingenieri pensionati e novizi, ci siamo messi al sicuro.
Quanto si potrebbe fare di più ! con i nostri pensionati ed i nostri giovani senza lavoro.
A Kanyabayonga ce la mettono tutta, la rete di amici si ingrandisce, c’e l’amico Borgna con mette ingranaggi e idee, c’è Eleonora col suo gruppo di neurologia; ma i macchinari costano… ed anche qualche soldino non starebbe male. Avanti, c’è spazio per chi vuole unirsi a Kanyabayonga.
Intanto l’Africa continua ad offrire gesti profondi, pieni di luce. Grandi e piccoli.
E’ maestra. Gesti semplici, che qualcuno può definire banali. Scuola di vita, insegnamenti, valori; devi però prenderti il tempo per osservarli con calma e prenderti il tempo per riflettere.
Ed è esattamente la situazione in cui mi trovo in questa domenica pomeriggio. Son seduto qui in cortile: leggo un po’, e guardo con piacere i vari movimenti che mi scorrono davanti agli occhi: bambini che giocano, gente che passa sulla strada là in fondo, sento tutte le voci del villaggio…, e non ho fretta, nessun orologio che mi tira via, nessun appuntamento, se non l’appuntamento …con la vita.
Cécile, la moglie di Ciril, sale dal centro villaggio e và verso la sua capanna con un fagotto; non vedi facilmente una donna con le mani vuote. Attraversa il cortile che è lungo una trentina di metri, e mi passa accanto senza vedermi; solo quando arriva al fondo e si volta indietro si accorge di me: posa per terra il fagotto e torna indietro.
Trenta metri, per Cècile che non è più giovanissima ed ha vissuto una giornata da donna africana…sono un piccolo safari.
E’ tornata indietro solo per salutarmi, stare un minuto con me e darmi la buona sera. Sono stato assente qualche giorno, mi ha visto alla Messa stamattina ma non mi aveva ancora salutato.
Tutto lì.
Tornare indietro, rifare il cammino, solo per dirmi un ciao e buona sera.
Buona sera, anche a voi.
Da parte dell’Africa.
padiri G.
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