PENSANDO, a voce alta
- giuseppeaurea
- 1 mar 2022
- Tempo di lettura: 2 min
15 anni fa anch’io ho fatto un gesto che mi mette in crisi, ancor oggi.
A Muhanga eravamo già in guerra.
Ogni settimana arrivavano, sparavano, volevano “liberarci” e occupare la zona: non più di 10-12 ragazzotti armati,
alcuni della lunga colonna di gruppi-ribelli.
E tutti noi scappavamo; e poi ritornavamo.


Allora proposi due reazioni: “Decidiamo!
1-andiamocene tutti a Bingi, 40 km… ; oppure
2- resistiamo!

Nel villaggio potevamo organizzarci, almeno 40 uomini:
“quando sentiam che “…arrivano”,
noi uomini usciamo tutti insieme con il macete in mano;
non per ammazzare anche noi, ma almeno far vedere che…”
I nostri accettarono la seconda proposta.
I ragazzotti arrivarono!
Kapitula, già anziano e capo-villaggio, uscì dalla capanna subito per primo, con la sua lancia.
La prima pallottola fu per lui, nel ventre… e morì dissanguato.
Mi sento in colpa.
Son passati più di vent’anni. Le sparatorie e le tattiche sono cambiate, si alternano, e tutto continua,
I morti-uccisi civili, li vediamo tutte le settimane sulle strada nostre, mamme e bimbi, a stillicidio;
domenica scorsa 20 uccisi nei campi, nei pressi di Mutwanga.
Ormai sono già migliaia e migliaia.
100.000…200.000 rifugiati: ogni giorno scappano e abbandonano la loro capanna.
Come in Ucraina.


In questi giorni anch’io seguo la televisione,
e ad ogni scena che vedo mi viene spontaneo accostare le foto che mi arrivano da Muhanga, Butembo, Beni…
Faccio bene? Faccio male? …a fare questi paragoni.


Certo che c’è differenza:
QUA: missili e cannoni LA’ : kalasnikof e macete
QUA: TV e spettacolo LA’ : silenzio e copertura
QUA: da 5 giorni LA’ : da oltre 20 anni
QUA: noi LA’ : loro
uccisi QUA uccisi LA’
rifugiati QUA rifugiati LA’
famiglie QUA famiglie LA’


Perché, “spettacolo” qua e silenzio là?
Perché, 5 giorni qua sono …infiniti, e gli anni là …non contano?


Siamo un po’ tutti disorientati, anche nei pensieri.
Non è facile trovare risposte univoche in tali situazioni.
Condivido volentieri due righe scritte ieri su un articolo:
fornire armi oggi, non è lavorare per la pace, ma lavorare per la guerra.


Disturbare, ricordare, riflettere… fa star male, è vero! come fan male i missili ed i macete.
Agli ukraini fa tanto piacere sentire che ci siamo, e allunghiamo le braccia per accoglierli e ci muoviamo.
Là e qua c’è chi crede nell’efficacia di una preghiera. E noi, preghiamo anche.
Fa piacere anche a Muhanga.
padiri G.
Jambo Padiri, i tuoi scritti ci scuotono sempre. Ciò che succede in Europa oggi, continua a verificarsi in Africa da secoli. Siamo preoccupati perché le nostre “sicurezze” vacillano miseramente. Vediamo aumentare i profughi, abbiamo la guerra vicino casa e dovremo abituarci a ridurre il nostro benessere per condividerlo, almeno queste sono le buone intenzioni. Forse è venuto il momento di fare veramente i conti con noi stessi e con i nostri errori. E’ necessario cominciare a pensare seriamente e in tempi celeri, insieme ai fratelli e alle sorelle africani e di tutto il mondo, ad un nuovo modo di vivere per tutti “umano”. Un caro abbraccio e axanti sana Maria Grazia Modica
Brutta cosa la guerra! A partire del nostro piccolo quotidiano, chiuso , egoista….. grazie Gio che hai rianimato questo piccolo mezzo di comunicazione che ci deve aiutare ad unire e a tenerci per mano
conce
Ci siamo riusciti ! grazie Gabriella e grazie Giuseppe. E' quel che cercavo! Questo legame con gli amici i Muhanga, piccolo e umano, caldo e fraterno, coltivato in qs anni passati vogliamo continuarlo con gli strumenti che abbiamo oggi in mano: senza che ci sentiamo "salvatori dell'Africa", (gente capace), e senza che si sentano "...e ora che non ci son più loro, cosa facciamo?"; cerco di condividere quel che sento, e voi aggiungete un pensiero caldo. Insieme! Se vi costa fermarvi e scrivere, é quel che ci vuole! p.G.