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RACCONTARE, QUEL CHE RACCONTAR NON SI PUO’

Ad inizio settembre siamo andati a Goma, per trovare le nostre famiglie di Lukanga-Muhanga-Kimbulu.

La situazione umana e politica è una tragedia, peggiore che quella Ucraina.

Questi ultimi anni, 10 milioni di morti in maggioranza civili !

Ieri notte, ultimo attacco a Mavoya: incendiato l’ospedale, decine di morti trucidati, altri sequestrati, con bambini, sr.Silvie dottoressa ammazzata…

L’avete letto sui giornali o su un bollettino parrocchiale ?

Ecco la differenza: da quella in Ucraina ne siam danneggiati anche noi; da quella nel nord-Kivu, noi ne tiriamo vantaggi, e molti!

Per questo motivo di questa si parla, e quella si tiene sotto silenzio.

Laggiù anche la gente dei villaggi ne è cosciente, noi qua, no!

Ci fa comodo così.


Tre settimane non sono molte. Però possono esprimere qualcosa, un segnale.

In un altro contesto, ma dicendo una realtà simile, giorni fa mio fratello mi scriveva: ricordati che hai anche un fratello! Era un rimprovero sul silenzio, e non mi è piaciuto, però non aveva tutti i torti, ed allora l’ho chiamato al telefono.

Quindi…!






Una telefonata fa sempre bene.

Ma non basta.

“Vi ricordiamo!” non basta dirlo.







*****







Siamo partiti in 5, Otello, Piero, Elia, Giovanni il lungo ed io (il covid ha bloccato Concetta, alla partenza). E siamo atterrati felicemente a Goma, e poi in 40 minuti abbiam raggiunto Butembo col piccolo aereo.










A Goma, i primi abbracci tra amici, Leona e Julien, Quin e marito, gioiosi come sempre.

Verso sera ci hanno raggiunto, al centro caritas.

Noi qui ce la caviamo con un “vuoi un caffè?”

Loro invece, no. ”Se han viaggiato, certamente hanno fame!” Lo hanno pensato, ed allora dentro le loro borse ci han messo una pentola col pollo già cotto, patatine fritte, maracuia e banane…e tantissime risate.






Il mattino dopo, in 40 minuti di piccolo aereo raggiungiamo Butembo.

Attesi anche lì: la nostra land cruser con Abdon, Bayoli, Gilbert era già pronta; più pronta e frizzante la nostra famigliola, Solanges e Mbusa, coi figlioletti Antonella, Francy e Giovannino: occhi ed abbracci che non si possono descrivere.







Uscendo da Butembo, vediamo il primo segno che ci ricorda che siamo nel nord-Kivu: al bordo della strada verso Kimbulu un camion, “… lo hanno bloccato e saccheggiato ieri sera, …si tratta del gruppo che giorni fa fuggì dalle prigioni di Butembo.

Ed il primo avviso: dalle 18 alle 7 del mattino è meglio non mettersi su strada.

Due giorni dopo, lungo la nostra strada, piu vicino a Kimbulu, vediamo molta gente: “hanno preso uno degli assalitori, lo han giustiziato”.

In tre settimane che cosa potete pensare che abbiam fatto: nulla! Ma è grande quel che abbiamo provato, noi cinque, e specialmente “loro”.

Era da un anno che ci pensavo.

Passano i giorni, e come vedete proprio non riesco a sintetizzare nulla.

Forse con qualche foto, riesco a dire meglio.




A Kasando, da un anno, il medico e le suore ci aspettavano.

Per organizzare e montare il riunito (poltrona del dentista) che SmileMission aveva messo nel conteiner, son bastate due mezze giornate, fatte d’una valida miscela: l’indubbia abilità-precissione-rapidità di Otello e l’attenta manovalanza locale .

Quel che per noi non era che un insieme di tavolozze-cavi-bracci metallici è diventato il miracolo che vi mostro.




Noi per primi, stupiti davanti a quell’abbraccio tra tecnologia ed umanità, ci siamo sentiti quasi come,”Agli inizi”, -in principio- quando anche LUI, meravigliato, “vide che il tutto era cosa bella e buona”.

Soki, partita da Muhanga, è pronta per mettersi al lavoro; senza una carta di burocrazia, senza inutili scodazzi, né folklore, senza nessuna paura “ questo è difficile…”, “qs non si può…” ; ma solo francescana gioia, vera e riconoscente.


Da Lukanga, la nostra prima Missione, son venuti un po’ tutti, volevano salutarci, ringraziarci, addirittura scusarsi; a piccoli gruppi, singoli individui, mamme, giovani e vecchi: Michel che ha 84 anni, Zeferina e Brigitte da Lukanga, con stampelle, disabili alle gambe, Trudo cieco…








Qualcuno mi avvisò che Trudo, cieco, stava venendo, per salutarmi; ho cercato subito di avvisarlo che non si mettesse in viaggio (almeno 5 ore, per chi ci vede) niente da fare! Accompagnato da uno dei tanti ragazzini che in questi anni lo han sempre preso per mano, è arrivato, sapendo che potevo star con lui solo pochi minuti, “non posso non venire a vederti!”













E poi ci hanno invitati e accolti a Lukanga.

Lukanga! ricordi, nostalgie dei primi anni africani; una montagna di amici, primi progetti: mulini, ospedaletto, fontane dove si attinge acqua pulita, senza comprarla; … qualcosa funziona bene, qualcosa si rovina… la società fatta di uomini resta, si vede e si tocca.

Qualcuno dice che quando arriverà il benessere, “loro” diventeranno come “noi”.

Caro Teofilo, ti sbagli di grosso! dici così perché non hai ancora visto il mondo, ancora non sei uscito dal tuo cortiletto; questo nostro mondo è “altro”.





Una sera, a 10 km da Kimbulu, rientro con sorpresa... Guardate cosa posson fare due ore di pioggia tropicale.










Anche per gli amici Musavuli, Mathias e compagni, direttore e insegnanti di scuole.

Le “regole mondiali” dell’istruzione (!?), con tanto di riunioni e programmi e organizzazioni...., vanno applicate, a Muhanga come a Bruxelles…purtroppo.











Ed allora i loro 60 km devono farli.

Mondialità ! Che meraviglia ‘sto mondo ben organizzato



Quante cose si vivono.

Quante situazioni pesanti, attorno a noi.

Quanti problemi problemi si creano per mantenere quel che noi chiamiamo benessere!

E ci fa comodo conservare...


E'...anche per tutto questo che vogliamo stare qualche giorno insieme a Modica.


padri G.

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