RELAZIONI, AD AMPIO RAGGIO

Rientriamo tra una settimana…; questo era un po’ nei nostri programmi!

Ma può anche essere tra un mese, tra due mesi, o addirittura a fine anno.

Per ora non riusciamo a saperlo.

E’ una sensazione di precarietà e di buio, non molto piacevole.

Qui a Muhanga, lì a Massa, Modica, a Bruxelles, a NewYork, in Brasile:

sentiamo e viviamo la stessa cosa, anche se in contesti geografici diversi.

Posso dirvelo da qui, non capita sovente una tale sensazione.

Per qualche frazione del tempo, tutti uguali!

le stesse paure, le stesse ansie, lo stesso buio, ma anche gli stessi orizzonti di speranza, gli stessi messaggi di risurrezione, sulla stessa barca.

Questa sì che è mondializzazione, e non solo parole, sui giornali, nelle prediche.

Questa realtà, letta nel giusto senso, è sicuramente un frutto positivo di una brutta esperienza.

Viverla coscienti, gustandola; è una ricchezza.

Il pericolo che il corona virus arrivi fin qui è reale, perciò si prendono alcune prevenzioni: scuole chiuse, riunioni di massa e viaggi limitati e controllati, lavar le mani … ; ma nel villaggio le attività quotidiane continuano coi loro ritmi: molto diversi da quelli occidentali, non dimentichiamolo.

La papetta del mattino resta un irrinunciabile segnale, un faro a mille luci:

- la vita riprende sempre

- è possibile esser presenti

- una vita più semplice, per tutti, è vera gioia, fattibile

- i bimbi sono la vita

- i bimbi sono maestri e non bambocci …

La scuola e ed il piccolo ospedale fanno ormai parte della struttura attiva e stabile (segni, più che vere soluzioni: è onesto dirlo); resta però pesantissimo il finanziamento di tutt’e due: noi apparteniamo alla periferia, quindi gli aiuti del governo ed internazionali non arrivano: LA PERIFERIA PAGA SEMPRE.

Ne siamo convinti, lavorare insieme anche di persona è la strada migliore, forse l’unica.

Invece di blaterare:

aiutiamoli a casa loro,

gridiamo con più forza:

smettiamola di rubare a casa loro.

Il messaggio che abbiamo vissuto insieme con sua la formula

“come aiutare-condividere l’Africa”, resta.

Validissima !

L’ho già detto: non è un rientro come le altre volte. Per me è un ritirarmi pole-pole.

Il desiderio di ritornare qua per una visita, con amici, da amici, è grandissimo!

Prego Dio che ci dia ancora questa possibilità, a noi e a voi.

Ricordo quanti di voi ci avete detto con tutta sincerità ritornerò sicuramente ! e poi invece…

Ci son dei pezzi di vita che proprio non ci appartengono.

Mi sembra che il virus ci dica questo, ci stia dando anche questa lezione:

noi uomini/donne siamo in gamba, e molto! Siamo anche potenti.

Riusciamo a fare tante cose belle e grandiose.

Ma non riusciamo

- a far tutto quel che vogliamo

- non sappiamo risolvere tutto,

- non sappiamo governare tutto

- siamo attori, ma non padroni

Bastano pochi insensati per rovinare e distruggere una montagna, una foresta, un mare…, che sarebbe di tutti.

Non mi riferisco ad Hitler e neppure ai piccoli pazzoidi di passaggio.

Parlo di quell’ orgoglietto, (un pochino milan-francese), annidato in molte testoline, comprese le nostre.

Non siamo i padroni dell’universo.

E neppure di questo piccolo meraviglioso granello di terra che è il mondo.

lo capiremo un giorno?

Non so se chiamarla logica, o filosofia spicciola, o saggezza o addirittura fede;

ma per me è una sicurezza:

ci sarà per forza un dopo!! Non mi riferisco al coronavirus.

Noi -qui e lì- in questi anni ci siamo messi in relazione con l’Africa, (e lo siamo ancora! una vera relazionenon può esser passeggera), ci siam fatti una strada per viverela relazione; spero non sia orgoglio se diciamo che la formula è valida ed anche semplice.

“Come aiutare l’Africa”? non occorrono miliardi per organizzare qualcosa.

“Venite e vedrete.

Videro dove abitava. Quel giorno si fermarono presso di lui.

Erano circa le quattro del pomeriggio". (Giov. 1, 39)

Poche ore, un mese, 50 anni…: più valide di un milione!

Ed ora, che facciamo?

padiri G