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sempre e ancora...AFRICA

Nel mese di agosto sono stato a Muhanga e Kimbulu, “casa nostra”.

A caldo scrissi due righe per un per un amico che me le chiese; quel caldo non si è raffreddato, anzi…. Le condivido, nel tentativo di riprendere il blog.

Casa comune - fratelli e sorelle - io e noi - relazioni umane - il mondo.

Queste parole oggi diventano sempre più ricorrenti; risveglino quel mucchio di sani sentimenti di cui è fatta la nostra vita.



“Raccontaci qualcosa!” Dopo un simile safari, qualsiasi reporter avrebbe molto da raccontare.

* Siamo passati sulla strada dove, sotto le tre antenne fu ucciso l’ambasciatore Luka Attanasio: una persona che, chiamata a svolgere un servizio, giocare un ruolo, ha saputo conservare il meglio di sé: restare uomo.

* A Goma, sul lago Kivu, immersi nella marea umana che neppure il virus riesce a scalfire, abbiam scavalcato le paurose crepe del terremoto, sotto il vulcano Nyiragongo,

* Son passato nel parco dei Virunga; dopo 20 anni di ribelli e soldati, sui 55 km di strada che lo attraversa resta qualche rara gazzella ed ippopotamo; anche gli elefanti e i leoni, sono scappati in Uganda.

* Nelle vicinanze di “maji ya moto”, anche noi abbiam trattenuto il respiro e schiacciato l‘acceleratore: è lì che Adelio e gli altri 5 volontari di Mondo Giusto anni fa furono uccisi (…non dai ribelli africani!).


Il nostro Nord-Kivu é diventato un immenso caos! Le politiche, le amministrazioni locali e i media occidentali son tutti d’accordo per coprire questa disgrazia quotidiana: parlarne disturberebbe la fuoruscita di coltan, cobalto, oro…ananas e caffè.

Ma Europa, USA e Cina ne han troppo bisogno, tutti ! per le loro economie ed il loro-nostro benessere. Un saccheggio organizzato; conosciuto da tutti, e da tutti puntigliosamente mantenuto sotto silenzio.

I nostri amici di Muhanga vivono lì.

E noi, Alessandro ed io, siamo andati a trovarli, senza dover fare nessun gesto eroico.

E loro sono stati molto contenti.



Un viaggio in Africa, safari, suona sempre come qualcosa di avventuroso!

Per me è stato un ritorno a casa, con una forte motivazione: non interrompere il legame!! Quel legame bello, ed un po’ nuovo, costruito in 50 anni, assieme a molti di voi che leggete.

Cercare, trovare ed innescare nuove forme di “relazionarci” con l’Africa” è un’urgenza! ne son sempre più convinto. Non possiamo continuare con le formule standardizzate, e più facili .

Non parlo solo delle relazioni ad alti livelli, a cui noi, piccolini, non abbiamo accesso. Parlo di formule nostre, piccoli gruppi sensibili, parrocchie, associazioni… Formule, non più sufficienti e valide oggi.

Non possiam continuare ad usare l’Africa per i nostri esperimenti: palestra su cui esercitare ed esporre i nostri muscoli di gente capace, o cuori di gente che è buona.

Rimandare e non voler prenderne coscienza credo sia peccato!

Sanare le nostre relazioni con l’Africa!

Come ecologia- cura di madre terra- armi-guerre- economia mondial-, chiesa in uscita …: allarmi lanciati dai “profeti” di oggi: papa Francesco è lasciato troppo solo .

Nessuno è dispensato dal dare il suo piccolo contributo.

Anche per questo, sono andato a Muhanga.



Già nell’entrare in aeroporto, con una valigia e pochi abiti, e guardarti attorno, senti che l’adrenalina ti dà quei brividi necessari per sentirti “vivo”. Tutte le paure raccolte dai tv quotidiani, crollano in fretta. A me è bastato non lasciarmi troppo influenzare dai discorsi (anche di amici) che creano paure, o ti fanno eroe.





Un mese bello! una boccata d'ossigeno necessaria!

Sono rientrato: non stressato, non sfinito, non deluso. non mi sono detto: ”finite le ferie...!”



*. *. *


Permettetemi una parentesi.

Abbiamo fatto scalo ad AddisAbeba, un aeroporto solare. E' una dimostrazione che la tecnologia e l’umanità possono benissimo camminare insieme, basta avere un minimo di intelligenza.

Un aeroporto che non è un labirinto od un supermercato con profumi imbottigliati e gioielli per super-signore.

Fatto per chi sta viaggiando: vi puoi trovare un cappuccino ed un buon pasto, senza esser distratto da spese inutili.

In un colpo d’occhio trovi subito la direzione da prendere; e poi, se vuoi distendere le gambe, trovi pure lo sdraio ove schiacciare un sonnellino di due o tre ore.

Infine, un aeroporto dove la prima lingua che senti negli annunci ti fa capire che sei in Etiopia e non a Londra; perché il mondo è ...più grande: fatto di tanta gente, tanti popoli. Anche se pare che non tutti se ne accorgano.





L’arrivo a Muhanga, é stata un' accoglienza regale! “loro” hanno atteso fino alle 19,30, già buio-notte; "noi" 10 ore per masticare i 43 km di una strada che non esiste più.

Canti, danze… abbracci, strette di mano… tutta roba africana, roba fatta di vita.

Finito lo sfogo iniziale, piovono le domande:

-come sta Giorgio? come sta Almarosa? E Pietro?

-quand’è che vengono Stefano e Lucia?”

-Concetta, quando torna?

Nessuno mi ha chiesto: “come va in Italia?” “…tutto a posto?”

Per loro l’Italia é... Elia, MariaGrazia, Piero e Cristiana,Tonino, Morena, Marina, Giorgio, Antonio, Assunta…


Ed il mattino dopo, riprende la vita normale, se si può dire normale.

Le cose belle:

**ti svegli al mattino e vedi il sole, le nuvole, gli alberi e foglie, senza bisogno di previsioni disegnate.

**apri la porta e senti le voci attorno alla fontana: mamme, bimbi, giovanotti che riempiono i bidoncini d‘acqua; e altri che si avviano ai campi con la zappa in testa.

**contempli la vita che riprende con lentezza, senza i flash che ti stordiscono.

**odori e gesti umani.

Mentre , qui:

-**Al mattino, apro gli occhi e vedo mobili lucidi, scaffali con i libri senza polvere, tendaggi senza una piega.

E’ molto piacevole, ... se pensi a chi dorme sui marciapiedi.

Ma, quant’é diverso !






Mi sono ricordato d’una vecchia frase “Vengo in Africa, ma che cosa posso fare?

Io, passeggiavo attorno alla nostra casa (missione), pochi metri soltanto, quanto mi permettono le gambe che ho oggi.

Ma con gli occhi, la mani, il naso e le orecchie raccoglievo tutto, tutto ciò che è vita.

Come fa le gente semplice.

Stavo nella casa dove, per oltre 20 anni (ed altri 20 prima, a Lukanga), una casa vera: con p.Gianni, Concetta, Maria Mashauri, Fazila, dove ho potuto accogliere concretamente , cioè ho potuto far dormire e far mangiare:

-chi é venuto a trovarci dall’Italia,

-chi abitava in villaggio, ma doveva rifugiarsi,

-chi si sentiva solo

-chi era di passaggio

Sono stato seduto su una sedia in cortile, tantissime ore; tra uno scroscio di piogge equatoriali, ed un sole abbagliante.

A guardare le mamme che andavano ai campi: passando nel nostro cortile, posavano per terra il fagotto e si avvicinavanosoltanto per dirmi “unalamuka?” = ti sei svegliato bene?

Al mattino i bambini che non vanno a scuola, giocavano coi fratellini più piccoli, lì davanti ai miei occhi.

Al pomeriggio, dopo scuola, i bambini mi chiedevano il pallone; quelli che non andavano a setacciare nei ruscelli, per trovare due pagliuzze luccicanti, e quindi “andare al ristorante”, comprarsi riso e fagioli, frutto del nostro lavoro (espressione liturgica!)



E poi ore ed ore a pensare:

perché non vanno a scuola?

Perché setacciare l’oro che poi vendono, e poi va a finire a Kigali e a Londra?

Perché su quelle testoline riappaiono i capelli rossicci?

Perché sono così gioiosi?

Perché gli amici italiani non vengono più?

Perché non resto qua?...

Ho visto di nuovo l’Africa. Tutta l’Africa che mi interessa.





Un’immensa nebulosa, con tante piccole stelline:

Giovial, penso abbia 10 o 12 anni.

Anni fa aveva incontrato e conosciuto Lorenzo, ed ora vuol sapere notizie del “suo amico Lorenzo”, dottore a Cuneo.

Col telefono Watshap lo chiamo, Lorenzo, e Giovial sente la sua voce e gli parla; Giovial, lo vedo, non sta più nella pelle: ride, mi guarda, si guarda attorno e danza…

Poi, per quattro giorni, Giovial me lo trovo alle 7 del mattino, in cortile;

Cosa vuole? Vuole vedere me? Vuole sentire Lorenzo? Vuole che gli dia10 dollari?

Ma pensate veramente che gli interessino 10 dollari? con tutto quello che sta provando, lì dentro!

Soki mi chiede di Paola e Fabrizio.

Jakì mi chiede di Francesca; da due anni è stata operata dentro al naso, e la ferita non si rimargina; spesso ha molto mal di testa. Lei non dice nulla, ma noi vorremmo farla venire in Italia, per curarla meglio. Più che di soldi si tratta di pratiche burocratiche per ottenere il visto. Ma qui tutto è ben ordinato e legiferato.


Magloire non è più il simpatico cioccolatino di Dio, che mi corre incontro, salterellando; ora è diventato un giovanottone, sguardo serio, non triste ma con pensieri pesanti...; si è avvicinato e... “come sta Elia…?”





Alla sera con i bimbi wahubiri mi son divertito: “allora, per chi preghiamo stassera?”

E loro : ...per Nini, Pietro, Diego, Paolo, Lina, Lucia …..

addirittura i nomi solo sentiti dai genitori: ...Marina, Assunta, Anna e Lucio, Mari Piero, Sandokan

*. *. *

Un salto troppo rapido da Muhanga a Pinerolo, rischierebbe di fratturarti la colonna vertebrale. Ho avuto la fortuna d’un buon cuscinetto ammortizzatore: il convegno ad Assisi per i missionari rientrati, Missio della Cei.

Lì, non è stato necessario fare le presentazioni: parlavamo tutti la stessa lingua, da Ischia a Pinerolo, ci capivamo subito.

Stessi pensieri, stessi interessi, stessi sogni! Tutti sanno che c'é il Bangladesh, ed anche il Brasile e l'Africa ....

Un mondo grande.

E tanto desiderio di ascolto.

padiri G.









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