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Terrorismo …che fa paura


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Tre giorni fa con un gruppetto stavamo qui sotto la tettoia, la barza, per il partage : cioé preparavamo insieme la predica di domenica prossima, cercando di calare il Vangelo e le notizie del mondo nella realtà che viviamo nel villaggio .

Ad un certo punto si mise a piovere, ed ecco Marcelina che comincia ad agitarsi : faccio per dire, perchè ci vuole più che un fulmine per metter in agitazione Marcelina.

Qual’è il problema ?

– Mentre venivo in qua ho visto Valéri, era molto ubriaco, non si teneva in piedi, e si é sdraiato per terra, fra l’erba ; …adesso é là sotto l’acqua.

Il mio primo pensiero, e forse non solo il mio fu spontaneo: – e beh ?!così si rinfresca un pò, e gli passa la voglia di bere troppo.


Ma per Marcelina, no : gli può venire un malanno. A Marcelina non interessa che lui il malanno se lo cerca tutti i giorni.   Lei … non ragiona e non fa calcoli strategici, lei é più limpida e lineare . Non può lasciarlo là, sotto la pioggia mentre noi siamo qua all’asciutto.

Nel Vangelo avevamo letto che mentre Erode regnava, mentre Pilato governava…, ed i sacerdoti Anna e Caifa insegnavano dalla cattedra…. la voce di Dio raggiunse il Battista, nel deserto.


CONGO 2a 220 15-02-57

Questo episodio me ne ha fatto venire in mente un altro.  Qualche anno fa a Muhanga avevamo ospiti otto amici.   Allora i gruppi di maimai imperversavano ovunque e si ammazzavano anche tra di loro: il giorno stesso in cui gli amici arrivarono li incrociammo per strada in colonna verso Bingi, visi truci, armatissimi.

Qualche mattino dopo, il grande caos : una sparatoria senza fine ci svegliò alle 5 e durò per due ore interminabili; il gruppo di Lafontaine aveva sorpreso il gruppo di Jakson che occupava Muhanga. Non era proprio il Bataklan, ma poco ci mancava; con tutte le luci spente noi corravamo da una finestra all’altra per vedere che cosa stava succedendo sulla collina, qui a 200 metri. Avevan dato fuoco al campo e la sparatoria non era uno scherzo.


In questi giorni  me lo ripeto: fino a quando accetteremo che una sparatoria a Parigi sia considerata più grave che una sparatoria a Muhanga ? dove sta la differenza ? sapete dirmelo voi ? Eppure non solo c’é chi le accetta queste visioni, ma c’è anche chi le pensa e le condivide.

Verso le 8, quando gli ultimi forsennati sparirono, dopo aver dato ancora qualche calcio alle nostre porte, noi uscimmo. Tutto il villaggio era per strada ; ognuno faceva i suoi commenti ; ridevamo, felici di vederci, felici di toccarci, di esser vivi…

Molti vennero, veramente molti, per vedere … come stavamo noi, come stavan gli ospiti. Si erano preoccupati per noi.

Non passaron più di dieci minuti.   Manù, il marito di Marcelina puntava gli occhi sulla collinetta ancora in fiamme: “dobbiamo andar sù a vedere, forse c’è qualcuno che non è morto ed ha bisogno di aiuto…”


Ricordo Maria Pia, da brava dotoressa si alzò pronta, ed anche M.Grazia, Tiziana e gli altri ospiti che eran con noi. Molto meno pronti eravamo noi, gli autoctoni; lo confesso, per me non si trattava di uomini che avevan bisogno di aiuto ; quelli che eran sulla collina non eran altro che banditi, degni di esser distrutti, quelli che da mesi ci tormentavano con soprusi e violenze, quelli che ti entravano in casa e rubavano il cibo ai bambini, picchiavano, sparavano…

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Da tanti mesi… Tutti lo sapevamo, tutti li avevamo subìti; anche Manù !

Eppure lui disse proprio quelle parole “andiamo a vedere, forse han bisogno del nostro aiuto….”

Che cosa sentivo io in cuore, solo Dio lo sa.

Grande Africa !

La parola di Dio scese nel deserto, sul Battista, scavalcando tutti i potenti.                               

                                 padiri G.

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