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TRUDO’

Lo chiamo “giovane ragazzo” perché é così  che l’abbiamo conosciuto dai primi anni ch’eravamo a Lukanga. Ho spedito questa foto a Concetta e lei mi scrive :

– Chi é quel vecchietto ? 

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Un sincero e fedele amico di Lucio e Anna, Adelio ed Egle ; lo dico perchè tutte le volte che lo incontro me lo chiede :

– Come stanno Lucio e Adelio ?

Sembra una domanda banale; invece per me é impressionante !

Dovessi dire che cos’é la fedeltà, ripeterei semplicemente questa frase di Trudo; son passati circa quarant’anni, e non é che ci sia una fitta corrispondenza fra di loro.

Veniva a Lukanga dalla collina di Kitshuku e ci vedeva benissimo, allora poteva avere 14 o 15 anni, un giovane come tanti altri. Poi cominciò ad avere fastidi agli occhi. Chiedeva un paio di occhiali. Parlammo di questo suo problema con amici medici ed oculisti; la diagnosi era brutta: nervo ottico che si va atrofizzando, nulla da fare !  

Ed infatti.


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Una sofferenza enorme, di testa, di pensieri, più che di occhi; non si rassegnava, lottava, insisteva ; cambiavamo gli occhiali; chiedevamo se potevamo portarlo in Italia. Ma c’era sempre la stessa risposta : nulla da fare !

Ed eccolo così, oggi.

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Parla con calma ; parole e gesti semplici, ma mentre lo ascolti tocchi con la mano che cosa è la sofferenza ! cieco, sulle strade e le colline d’ Africa. Da oltre trent’anni, deve cercarsi continuamente un bambino che lo accompagni, un bambino da 7 a 12 anni, quando Jules cresce, lui cerca Gerlas, poi Gerlas cresce e lui cerca Jacques e così via, ormai da molti anni. Senza qualcuno accanto non può far null’altro che star seduto, in attesa.

Ogni tanto viene a trovarmi a Kimbulu, quando io vado per la riunione di Tuungane.             Già per arrivare a Lukanga da Kitshuku deve affrontare la lunga discesa che lo porta alla missione ; e non riesce neppure a tenere il ritmo delle mamme stracariche di legna.   Poi per arrivare a Kimbulu deve

salire e scendere dalle alture di Ngata che separano Lukanga da Kimbulu : un sentiero che una persona con gambe robuste ed un bel paio di occhi fa in 3 ore. Tutto questo per incontrare un amico, viene a salutarmi. Se non lo vado a ricuperare tra tutta quella gente che viene per la riunione, lui non forzerà nessuna porta, non importunerà nessuno, aspetterà lunghissime ore.


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L’altro giorno abbiam chiaccherato per un’oretta: non ha la vita facile, ha già ammucchiato molte pietre perchè vuol farsi una casetta; gli dispiace tanto che il suo amico meccanico Celé si sta rovinando, famiglia e lavoro; vuol sapere come stanno i suoi amici italiani; ciacca, pantaloni e scarpe che fan pena, e questi sono i suoi pensieri.

Si sente che soffre molto.


Ma Trudo non si lamenta. Non si chiede chi é il colpevole di tutte le sue sfortune e non scomoda gli psichiatri per scavare nel subcosciente, non gli interessa perseguire chi gli fece dei danni, e ne ebbe pure lui: nei primi anni qualcuno cercò di dargli una mano, per fare un po’ di commercio vendendo saponi e sale… e siccome lui non ci vedeva più non mancò chi gli rubò tutto, e più di una volta…, ma lui non persegue nessuno e non invoca nessuna giustizia umana, né quella francese, né quella americana.

Non si piange addosso, continua a camminare.


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Anche Trudo é l’Africa !

L’Africa genuina, quella che é fatta dalla maggioranza degli africani, quelli che abitano i villaggi.

L’Africa sconosciuta, che forse non interessa neppure più di tanto.

                                             padiri G.

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