Un bel trio
- giuseppeaurea
- 30 ott 2013
- Tempo di lettura: 3 min
Il trio funziona molto bene, anzi …ha funzionato !
Infatti domani partono, per tornare in Italia : Marinella, Beppe e Giorgio.

« Che cosa siete andati a fare in Africa ? » ; qualcuno glielo chiederà.
Li aiuto io a rispondere.
Han fatto nulla e tutto.
Come specializzati-fiat non han fatto nulla, e non ne avevamo neppur tanto bisogno.
Come amici, come ospiti, come persone, come gente viva…, han fatto tutto, tutto ciò che fa una normale mamma di famiglia, un normale giovanotto.

Han fatto quel che c’era da fare, e che sapevan fare : tantissime cose essenziali.
Hanno cucito una tovaglia, han revisionato gli impianti elettrici, hanno fatto qualche passeggiata, aggiustato un’altalena, rifatto la presa di terra alla microcentrale, sbucciato fagioli, lavati i piatti dopopranzo….
Come gente che condivide, non come gente…in gamba, che sa tutto.

Nel villaggio non son passati inosservati, ma non hanno fatto nulla per attirare tutta l’attenzione.
Non superuomini, non insignificanti.
Quel che sapevan fare lo hanno fatto e condiviso.
Come piace a noi.
Come l’Africa ha finalmente diritto di vedere i wazungu, tutti i wazungu !

Marinella lo dice in questo modo :
Anna, tu lo sai, ho viaggiato molto, in tante parti del mondo, molto diverse tra loro per ambiante, cultura e tradizioni ed ogni volta sono tornata con la « voglia » di casa.
Questa volta non é così.
Mi sono sentita subito bene con il padiri, con Concetta, con Safi, Leona e Abdon e mi sono sentita a casa.
Senza contare le famiglie ed i bimbi di Muhanga che con il loro sorriso sempre presente hanno riempito le giornate di sole e rasserenato quelle di pioggia (poche, per la verità !).
Sarà dura tornare ad una realtà totalmente diversa che peraltro conosco bene e che, dopo una esperienza così « aperta » e comunitaria, si rivelerà ancora più « chiusa ».
Sono certa che queste mie sensazioni sono condivise anche da te, che quando sei tornata in Italia hai avuto subito nostalgia di Muhanga (e nonostante siano trascorsi tre anni, ancora ne senti la mancanza).
Ci confronteremo, Anna, come mi piacerebbe confrontarmi con tutti voi che mi state leggendo per scoprire o ravvivare momenti che mi sono sfuggiti o che ho vissuto con inattesa emozione.

E Giorgio aggiunge :
Quando ho deciso di tornare a Muhanga, Ugo, un amico di Collegno, mi ha detto: “Mi piacerebbe capire cosa trovi nel fare una cosa così, …anche se ho visto com’eravate tu e Anna l’altra volta che siete tornati in Italia”.
Non saprei spiegarlo a parole, lo potrebbero forse fare gli amici di qua, dopo avermi ospitato, osservato e voluto bene.
Sono partito in un momento difficile della mai vita; da solo… è vero, ma non sono scappato e non sono pentito.
Con serenità ho vissuto la gioia di dare, la voglia di fare e di prendere. Sì proprio di prendere! E ho preso tanto, proprio tanto!
Il padiri l’altra settimana ha scritto che eravamo un splendido trio. Beppe e Marinella, i miei compagni di viaggio, sono amici di famiglia da anni ma una cosa è passare insieme una serata o un giorno di montagna, altra cosa è vivere per 21 giorni, insieme.
Bisogna saper percorrere quel “sentiero di attenzione” che a volte alcune coppie collaudate purtroppo smarriscono. Noi lo abbiamo percorso anche come ospiti di Muhanga: una bellissima esperienza che mi ha scavato dentro positivamente.
Torno in Italia con un desiderio: riprendere anche a casa quel Sentiero di Attenzione”.
Chi legge questo blog pensi alla possibilità di vivere una simile esperienza.

Tutte le sere con i bambini wahubiri siam passati nelle capanne per pregare il rosario. Non è stato una semplice variante del mese di ottobre, mese del rosario.
Bisogna viverli simili momenti ! la sera, davanti ad una capanna in piena foresta.
A noi offrivano una sedia e qualche sgabello, loro stavan seduti per terra; un cielo affascinante e misterioso, sotto una pianta di banana. Come unica illuminazione il fuoco della cucina o il lampione di 50 w, piantato lì a 100 metri.
Una cantilena di Ave-Maria: musica di angeli, intercalata da infiniti colpi di tosse.
Quel che abbiam vissuto ed espresso qui sopra è frutto anche di questo, ne son convinto.
Padiri G.
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