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UNA STRADA… VOLTI E INCONTRI

La strada sembra tanta, infinita… eppure si arriva a Muhanga, dopo aver attraversato la frontiera dell’Uganda, via Beni, una sosta notturna a Kimbulu e finalmente, passando per Mbingi, la foresta.

Se qualcuno ci chiedesse in poche parole cosa è stata in questi giorni per noi Muhanga potremmo sintetizzarla in due parole : accoglienza e condivisione.


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L’accoglienza l’abbiamo sperimentata soprattutto al momento dell’arrivo, quasi una sorta di ritorno a casa pur non conoscendoci, una festa a partire dal volto gioioso di Giovanni tra i bambini, i giovani, le mamme. Accoglienza che poi abbiamo continuato a sperimentare con il pranzo di giovedì a casa di Janvier, preparato da alcune famiglie già dal giorno prima… e durante l’Eucaristia domenicale dove l’accoglienza si è fatta condivisione di fede ed espressione di amicizia nel saluto che abbiamo rivolto alla fine della celebrazione. Come anche nelle danze pomeridiane preparate per noi dalle simpaticissime Cesarina, Sifa, Lucie e c. Infine accoglienza nel volto di tutti i bambini che ad ogni ora del giorno non si stancano di stupirsi delle piccole cose e soprattutto di stare con noi attraverso il gioco, il ballo, il canto.

La condivisione l’abbiamo colta attraverso tre fatti.


Il primo, giovedì, con la preparazione comunitaria del campo di nonna Domina. Ci siamo ritrovati lì, piccoli e grandi, una cinquantina di persone a « zappare » il campo e significativamente subito dopo con il sudore, gli strumenti di lavoro in spalla, si è celebrata l’Eucaristia all’aperto per affidare al Signore i campi e tutti gli strumenti di lavoro.

Il secondo, sabato, il pranzo dei bambini. Non nascondiamo inizialmente una certa diffidenza nel credere come ci avevano detto che partecipassero 1000 bambini e invece…li abbiamo conteggiati alla meglio ed erano almeno 1200. Una vera lezione di vita, un esempio vedere come i giovani assistiti dalle mamme hanno preparato il pranzo e poi servito i piccoli … una lezione vedere la pazienza, il rispetto dell’altro, la compostezza e la delicatezza nel rispettare anche la sensibilità di chi è diverso, come nel caso dei bambini di altre confessioni religiose

che non mangiano carne.

Dei segni – bambini e banchetto – che rimandano a chiare lettere alla logica del Regno di Dio e al suo compimento : « di essi è il regno dei cieli ».

Terzo fatto : il lavoro comune per lo scavo del canale di sovrappiù dell’acqua della turbina. Trasporto della sabbia a cura dei bambini e delle mamme,

scerbatura della foresta, scavo e trasporto delle pietre per il letto del canale a cura degli uomini. Il tutto diretto da un soddisfatto e compiaciuto Padiri Giovanni, non solo per l’andamento dei lavori ma per l’aria di gioia e di compartecipazione che si respirava. La stessa condivisione si è sperimentata al termine dei lavori quando la Jeep si è impantanata nel fango del sentiero reso impervio dalle pioggie di questi giorni. Ognuno ha fatto la sua parte: chi era a bordo della Jeep, i passanti e alcuni giovani del villaggio che vedendoci ritardare stavano venendo a darci una mano.


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Abbiamo sperimentato nel nostro piccolo l’intuizione di Giovanni: ciò che conta è una presenza semplice, umile, gratuita. Non serve nient’altro, non per forza devi saper « fare » qualcosa, « costruire », lavorare la terra o fare chissà che… qui si impara ad « essere » e ciò che importa è proprio che tu ci sia, ci sia fisicamente, ci sia con il cuore… davvero è più ciò che ricevi che quello che dai.


Muhanga è un luogo in cui ti senti voluto bene, ti senti sin da subito veramente in una famiglia eppure non hai fatto nulla per meritarlo. Qui si apprende il senso comunitario della vita che ti scombussola, che ti mette in discussione. Lo abbiamo sperimentato negli incontri coi giovani, dove a un certo punto è diventato chiaro come in un occidente individualista si stia perdendo ciò che conta realmente nella vita.


Non è facile il confronto tra culture diverse senza cadere nella tentazione di facili generalizzazioni, ma se ci si sforza un minimo di entrare nei panni dell’altro allora ti rendi conto che materialmente in occidente abbiamo tanto in più (e ciò sarebbe innegabile oltre che ingiusto non dirlo) ma abbiamo anche tanto da imparare da questi nostri amici.

Un’esperienza che oggi più che mai consigliamo di fare perchè davvero apre orizzonti, visioni; cambia il modo di pensare e forse di vivere. Venire a Muhanga non può non cambiarti! Come dice Giovanni citando Lenin :

«Non leggete il libro di Giobbe o i profeti o L’idiota di Dostoevskij, se subito dopo intendete tornare alle vostre mode. Lasciateli piuttosto al futuro oppure al silenzio delle biblioteche ».


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Un grazie particolare va a Giovanni oltre che per la meravigliosa accoglienza anche per le preziose sollecitazioni che con parole e gesti ci ha dato in questi giorni!


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Fabio – Giorgio – padiri Corrado

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