VIVERE NEL MONDO, E’ BELLO.
- giuseppeaurea
- 26 gen 2014
- Tempo di lettura: 2 min

La strada verso Bingi resta sempre il nostro incubo. I cinque km vicini al villaggio ce li siamo ripresi come lavoro comunitario, settimanale. La gente viene volentieri, anche perchè è il tratto di cui abbiam più bisogno per trasportare la legna delle mamme col camion.

Il salongo, come lo chiamiamo qui, è sempre una giornata ricca : sono gli straordinari che si aggiungono ai lavori quotidiani; mamme e papà li dovran in qualche modo ricuperare nei loro campi. Ma questi momenti sono forti, e li percepiamo tutti come tali: oltre ad essere una reale ricostruzione della strada, creano comunità, sono un fertilizzante insostituibile per la nostra piccola società.

Pure Elisa ne approfitta per farsi venire qualche glorioso callo sulle mani: medaglie che potrà mostrare a Pinerolo con orgoglio.

Concita è stata qua due mesi; con lei avevamo iniziato il cammino di comunità a Lukanga negli anni ’75, allora rimase 3 anni. Anche lei infermiera.
La piccola Christelle non la dimenticherà facilmente: « sei tu che mi hai fatto la puntura !!!!! »

Le visite dall’Italia ed i soggiorni son diventati ormai la vita di Muhanga: Elia, Concita, Clelia, Elisa, e tra poco arriva Federica. Bastano poche settimane senza ospiti e subito qualcuno ci chiede « perchè non viene più nessuno ? ».
Un po’ di sana curiosità-avventura, voglia di mondo, e soprattutto desiderio di conoscere persone nuove come Nzoli, Katembo, Gloire, Prosperina son più che sufficienti. Non è necessario voler salvare l’Africa o volerle insegnare chissà che cosa.

Confrontarti con una cultura diversa ti arricchisce e ti assicura il futuro più che un conto in banca. Proibirti il contatto con un africano, con un rumeno, con un brasiliano…, è votarti ad una povertà pesante per te, e per chi ti vive accanto.
In 40 anni, la mia Africa non ha fatto grandi passi in avanti come tecnologia e sviluppo economico; ma è rimasta anzi è diventata sempre più bella nell’accoglienza. Non solo, il nord ne approfitta, entra con violenza, prende coltan, prende oro, prende terre, impone i suoi modelli…, e lei ? porte sempre aperte!
E la mia Italia ? Sì, ha fatto grandi passi in…tecnologia, ma ha perso il meglio di sè: accoglienza, rispetto, confronto.
Come erano belli quegli anni in cui voi venivate in qua, e di qua noi ci portavamo in Italia un giovane ed una mamma di Lukanga, due perle che gli amici si contendevano, per godersele qualche giorno addirittura nelle proprie case.
Restare chiuso nella tua cerchia, accontentarti di quel pezzo di cielo che vedi stando in fondo al pozzo …questa sì che è una grande povertà.
E sono vere ingiustizie tutte le leggi che te la impongono.

Mio nonno nascose per parecchi mesi, nella sua cascina in campagna tre giovani americani disertori, preferivano le zappe ai fucili; io avevo sei anni e non li ricordo come tre intrusi, ma ricordo tre simpatici amici, Pippo, Elia e Desante, che lavoravano con gli zii Domenico e Guglielmo.
Un nonno, che mi fece anche gustare quei momenti eccitanti: lui sessantenne ed io bambino, complici e contenti di scavalcare leggi ingiuste.
Non mi piacerebbe e sentirei quasi vergogna per un nonno che mi avesse lasciato un bell’alloggio o una vigna da custodire gelosamente per me, senza il suo insegnamento.
padiri G.
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